L'Europa nicchia sulla richiesta del capo del governo italiano Mario Draghi di un vertice straordinario già nel mese di luglio per tradurre in azioni concrete le intenzioni (per ora rimaste tali) di fissare un tetto europeo al prezzo del gas. Il premier rientra da Bruxelles con una mezza vittoria, strappando due risultati: uno studio della commissione Ue sull'ipotesi del tetto al prezzo del gas e l'impegno dei leader europei di inserire il dossier energia tra punti del prossimo Consiglio europeo nel mese di ottobre. Però - avverte Draghi: «Se ci fossero nuove azioni da parte di Mosca il Consiglio europeo è aperto all'ipotesi di un consiglio straordinario. È stato detto in modo esplicito: non faremo passare due mesi e mezzo senza far niente nel caso in cui dovessero avvenire altre cose sul fronte dell'energia». Il premier assicura che il dossier energia sarà tema al prossimo G7: «Gli Usa sono consapevoli delle difficoltà che stiamo affrontando sulle sanzioni». Nella conferenza al termine del vertice, il capo dell'esecutivo si dichiara soddisfatto: «Non mi sento deluso da questo vertice, non mi aspettavo di poter fissare una data precisa per la discussione di un rapporto sulla questione del price cap. Mi aspettavo il solito rinvio generico, ma invece le cose si stanno muovendo». Draghi spiega che tra i Paesi Ue «la principale obiezione al tetto al prezzo è la paura che la Russia tagli ancora di più le forniture».
Il dato politico che ne viene fuori è che l'asse Draghi-Macron si allarga, incassando l'appoggio dei capi dei governi di Spagna e Grecia. Sulla partita gas si crea un fronte del Mediterraneo che per ora non porta a casa la vittoria finale. Ma il fronte avanza. In una posizione più cauta, rispetto alla spinta di Italia e Francia, resta il cancelliere tedesco Olaf Sholz. Il timore, a Berlino e nelle capitali più dipendenti dal gas di Mosca, è che come ritorsione Vladimir Putin chiuda i rubinetti definitivamente. Ma quei rubinetti, è il ragionamento che fa il governo italiano, si stanno chiudendo comunque. E sui dubbi tedeschi Draghi non sembra preoccupato: «La posizione della Germania sul tetto al prezzo del gas è cambiata muovendosi nella direzione dell'Italia. Da un'obiezione di principio si è passati a questo testo che fissa il rapporto della Commissione da presentare a ottobre». Per l'Italia il premier non vede rischi nell'immediato: «Le misure che si stanno pensando in Italia assicurano che non vi sia emergenza durante l'inverno. Il quadro, grazie alla ricerca di altri fornitori, vede l'Italia in buona posizione». Ed infatti Draghi è ottimista «sulla capacità del sistema italiano di sostituire il gas russo nel giro di un anno o un anno e mezzo. Per quanto riguarda la nostra dipendenza dal gas russo l'anno scorso era 40% oggi 25%. Le misure messe in campo già all'inizio della guerra cominciano a dare risultato».
Il premier italiano affronta anche il dossier dell'allargamento a Est dell'Ue: il Consiglio Europeo ha dato formalmente il via libera alla concessione a Ucraina e Moldavia di Paesi candidati all'ingresso nell'Ue, sulla base delle raccomandazioni della Commissione: «Con le decisioni prese sullo status di candidato a Ucraina, Moldova e anche Georgia» è stato deciso
che questo processo così esigente e burocratico rimarrà esigente ma sarà molto meno burocratico. L'Ue proietta un'immagine meno arcigna, meno burocratica, meno fiscale e molto più aperta e cooperativa», rimarca il premier.
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