Coronavirus

Dramma Brasile, record di morti e sedativi finiti "La tortura dei malati legati e intubati da svegli"

Il Paese sudamericano in ginocchio: superate le 360mila vittime. Gli ospedali in tilt

Dramma Brasile, record di morti e sedativi finiti "La tortura dei malati legati e intubati da svegli"

San Paolo. È un Brasile che vive ore drammatiche nella gestione della pandemia. Tante le cause. La nuova variante P1, i vaccini già acquistati dall'estero ma mai consegnati, la scarsa efficacia del vaccino cinese e la polarizzazione politica che qui ha politicizzato il Covid19 come in nessun altro Paese al mondo.

Unica certezza il dramma dei morti e numeri impietosi che parlano chiaro. Se a marzo i decessi da coronavirus erano stati 66.000, solo nei primi 15 giorni di aprile sono già stati 40mila e se la media mobile continuerà a crescere (è di oltre 3000 ogni 24 ore) si sfiorerà quota 100.000 questo mese. In totale ieri il Brasile ha superato i 363.000 morti, posizionandosi al 15esimo posto al mondo per letalità rispetto al numero di abitanti, dietro a Usa, Inghilterra ed Italia. Particolarmente grave la situazione a Rio de Janeiro, dove le vittime in rapporto alla popolazione supereranno entro domenica persino quelli di Manaus. Nonostante il sindaco Eduardo Pães abbia chiuso le spiagge, nella città carioca mancano anche i farmaci per sedare i malati in terapia intensiva: i malati vengono legati e intubati da svegli: «Una tortura».

Un'emergenza già vissuta nelle settimane scorse a San Paolo dove si è in lockdown da oltre un mese ma la situazione è migliorata di poco, con il tasso di occupazione ospedaliera sceso all'86%, dal 94% di inizio chiusura. «È un disastro umanitario», si sfoga il responsabile dell'ong Medici senza frontiere (MSF) per descrivere la situazione. Ma, soprattutto, è un Brasile lontano anni luce dall'unità nazionale necessaria in un momento come questo. Invece ieri è stata approvata una Commissione Parlamentare di Inchiesta al Senato per indagare le responsabilità di governo federale, ovvero di Bolsonaro, e dei governatori: sarà una corrida tra fazioni contrapposte teletrasmessa mentre le priorità oggi sarebbero ben altre. Bolsonaro che ieri ha lanciato condannato ancora una volta le chiusure. «125 milioni di brasiliani stanno facendo fatica a mettere insieme il pranzo con la cena e se si continua con il lockdown, la rivolta sociale è alle porte», in sintesi il suo pensiero. Numeri esagerati ma il timore è fondato, avendo il Parlamento dimezzato il sussidio di emergenza dello scorso anno per i poveri da Covid19».

E sul tema del lockdown, interessante una ricerca resa nota ieri in Brasile e che sembrerebbe confermare l'inutilità delle chiusure. A condurla sono stati i ricercatori dell'Università del Rio Grande do Sul, secondo i quali costringere le persone in casa sarebbe inefficace contro il coronavirus. Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, analizza la relazione tra bloccare la gente in casa e il numero di morti per covid-19. Ottenute tramite l'indice di mobilità di Google, le statistiche sono state raccolte tra febbraio ed agosto 2020 ed hanno riguardato tutti gli stati brasiliani e le principali città verde oro, oltre a Tokyo, Berlino e New York.

Dallo studio si evince che il legame tra il «rimani a casa» e la riduzione dei decessi non è significativo nel 98,4% dei casi.

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