Drammatico confronto tra il Cavaliere e Fitto. "Sei come Fini, vai via"

Toni accesi con l'ex ministro durante l'Ufficio di presidenza di Forza Italia: "I problemi si risolvono in privato". La replica: mai stato servile come Alfano, resto. Poi l'ex premier si scusa

Drammatico confronto tra il Cavaliere e Fitto. "Sei come Fini, vai via"

Psicodramma in Forza Italia che rivive il «Che fai, mi cacci?» finiano. Questa volta davanti a Berlusconi c'è Raffaele Fitto, ex ministro da 300mila voti. Berlusconi ha appena finito di parlare in ufficio di presidenza a palazzo Grazioli e chiede di mettere ai voti una relazione che in parte apre alle obiezioni dei fittiani, critici sul filorenzismo. Due voti contrari: Fitto e Capezzone.

Ma il primo a eccepire qualcosa è il fittiano Saverio Romano: «Scusa presidente, io non voto. La regola è che prima si discute e poi si vota». Berlusconi acconsente. Solo che appena prende la parola Fitto, il Cavaliere è una molla: «Vorrei porre una questione politica...», dice Fitto. Berlusconi lo interrompe: «Con questi tuoi distinguo continui perdiamo voti, il 3-4%, non fai altro che danneggiarci». Fitto cerca di rispondere dicendo che i sondaggi sono così perché la linea non è chiara ma Berlusconi s'infuria. Si alza dalla scrivania e si dirige minaccioso verso di lui: «Raffaele, ti voglio bene ma le discussioni vanno fatte in privato, non in pubblico». Fitto prova a replicare: «Rispondo solo alle provocazioni», riferendosi alle recenti scintille con Mariarosaria Rossi. Il Cavaliere è un fiume in piena: «C'è stato un altro che si è comportato così. Se continui ti deferisco ai probiviri. Non mi costringere, se vuoi vattene e fatti il tuo partito con i tuoi 300mila voti». E Fitto: «No, non puoi paragonarmi a lui. Fini ha fatto cadere il tuo governo. Io dico solo che non voglio appoggiare un governo di sinistra e non ti ho mai leccato il c. come Alfano o come tanti qui continuano a fare. E comunque resto in Forza Italia che è il mio partito». «E allora smetti di radunare i tuoi e fare dichiarazioni alle agenzie di stampa su sciocchezze come le primarie... Nessuno deve andare più in tv senza il mio consenso», quasi grida. Ma l'apice dello scontro è quando Berlusconi cita il padre di Fitto, Salvatore, ex governatore pugliese morto in un incidente d'auto quando Raffaele aveva 18 anni: «Tu sei figlio di un vecchio democristiano... Qui non c'è spazio per certe cose». Fitto è atterrito e interviene Saverio Romano: «Presidente, ti prego, fermiamoci. Dobbiamo recuperare il clima di serenità». Berlusconi dice solo «Hai ragione» e si placa. In serata, arriveranno le scuse: «Ho ritenuto di dire con franchezza a Fitto quello che penso. Ed è con questo spirito che mi sono riferito alla sua appartenenza alla tradizione democristiana e non certo con l'intenzione di mancare di rispetto né a lui né ai suoi familiari».

Ma il fuoco è partito. Brunetta scoppia a piangere tanto duro è lo scontro. Capezzone torna a parlare di politica: «Se continuiamo così perderemo ancora più consensi», dice convinto che si debba fare opposizione più dura. E Verdini, cinghia di trasmissione con Renzi, ribatte: «Oltre a parlare con il cuore in mano, cerca di usare il cervello e parlare con il cervello...». E l'altro: «Il cervello ce l'ho. Io...». E Verdini: «Sì, se poi torniamo al Mattarellum sarà colpa vostra... E vi impicco a un albero...». E Capezzone: «E se siamo passati dal 20 al 13% è colpa tua». Insomma, un dramma; condito dalle scintille tra Paolo Romani e Saverio Romano sulla gestione dei gruppi al Senato. Fitto è scosso soprattutto per quel riferimento al padre. Ma di scissioni o gruppi autonomi non ne vuole sentir parlare: «Non si era mai vista una cosa del genere, siamo peggio di un partito leninista - s'è sfogato -. Ma continuo la mia battaglia da dentro».

E dire che nella relazione dell'ex premier c'erano delle aperture ai cosiddetti «malpancisti»: sostegno a Renzi su riforme e legge elettorale, opposizione dura su tutto il resto, Jobs Act incluso. Ma lo scontro squassa Forza Italia come forse mai prima.

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