Dubbi Fi sul Ponte: «Tre anni per quello nuovo»

Mulè: «Troppa ideologia, tempi lunghi». E Bucci chiede già al governo di cambiare il decreto

Lodovica Bulian

L'obiettivo ora che il sindaco Marco Bucci è commissario per la ricostruzione, è modificare il decreto Genova. Cambiare il diktat che esclude dalla ricostruzione «tutte le società di costruzioni che abbiano contatti con altre concessionarie in giro per l'Europa e per il mondo». Una norma «estranea anche al principio di quel decreto», attacca il governatore azzurro, Giovanni Toti, perché «la maggior parte delle imprese che hanno specializzazioni nella costruzione di questo genere di opere normalmente nel mondo ha contatti con società concessionarie». Un tale vincolo «vorrebbe dire deludere un pezzo importante delle capacità costruttive». L'esigenza di fondo resta quella di «fare presto», dopo il tempo già speso in attesa del decreto. Ed è stata il mantra di questi cinquanta giorni, per Bucci e Toti. Ma il provvedimento con i suoi paletti ideologici, come accusa Giorgio Mulè, Forza Italia, che escludono tutta una galassia di imprese, rischierebbe di allungare ancora i tempi della ricostruzione, dai 15 mesi «comprensivi di abbattimento» auspicati a oltre tre anni. «Al cialtronismo del governo bisogna rispondere con dosi massicce di realismo - dice il deputato azzurro - Il nuovo ponte che sostituirà il Morandi non potrà essere inaugurato prima della primavera-estate del 2020 ma più probabilmente nel 2021. I genovesi e gli italiani devono sapere che questo accadrà perché il governo degli incapaci ha deciso di procedere alla ricostruzione anteponendo la sudditanza a una ideologia senza senso.

Il neo commissario, che ha detto di avere intenzione di rinunciare al compenso da 200mila euro previsto per l'incarico, avrebbe già posto all'attenzione del governo la necessità di modificare il testo, incassando «una disponibilità a ragionarne». D'altra parte l'esclusione dai lavori di Autostrade però non si tocca, perché «è una decisione del governo. Ma credo che ci siano imprese italiane che non hanno mai avuto nulla a che fare con il ponte Morandi e che devono avere la possibilità di giocare la loro partita». Partita, tra demolizione e realizzazione della nuova opera, che Bucci punta a chiudere entro un anno e tre mesi. Un'ipotesi però già stroncata da Claudio Maria Gemme, presidente di Fincantieri Si, e fino all'altro ieri commissario straordinario designato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini. «Credo che i tempi richiesti per completare l'opera siano superiori a un anno dall'inizio dei lavori», ha dichiarato.

Lavori, che nelle previsioni dovrebbero iniziare a gennaio, in parallelo alle procedure di demolizione che richiederanno circa tre mesi. Se le previsioni fossero corrette Genova vedrebbe il suo nuovo ponte nell'estate del 2020. Due anni dopo il crollo.

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