Cronaca locale

Due giorni di scosse e famiglie nelle auto, La paura di Siena: "Qui siamo a rischio"

Decine di eventi, scuole e uffici chiusi. L'esperto: "Niente legami con la Siria, ma serve un piano"

Due giorni di scosse e famiglie nelle auto, La paura di Siena: "Qui siamo a rischio"

Da giorni hanno negli occhi le immagini delle macerie in Siria, dei corpi martoriati in Turchia, dell'interminabile conta dei morti. E di colpo sentono tremare la terra sotto i piedi, a casa loro. Gli abitanti di Siena mercoledì sera piombano letteralmente nel terrore.

Le scosse non superano magnitudo 3.5 ma sono 60 e proseguono per tutta la notte. Mentre fuggono per strada, tutti pensano al disastro in Medio Oriente. Nessuno osa più rientrare in casa e famiglie intere si rifugiano al freddo nelle auto fino al mattino. «Oddio, adesso tocca a noi» pensano in tanti. Fortunatamente i danni sono contenuti: nessun ferito, evacuata per precauzione una famiglia di tre persone da una casa del centro, crepe nelle abitazioni più vecchie, uno smottamento sulla strada delle Grotte. Le scuole vengono chiuse, e resteranno chiuse anche oggi, così come l'università, tanto che molti studenti fuori sede lasciano la città. Chiusi fino a domenica musei e edifici pubblici. La Protezione civile intima gli abitanti a non fuggire in piazza del Campo. La Torre del mangia non registra danni ma, in caso di nuove scosse, non si sa mai.

Lo sciame sismico di Siena nulla ha a che fare con quanto successo in Turchia e in Siria. Gli esperti escludono ogni correlazione ma confermano che le scosse rientrano in una lunga storia di sismicità della città: «È un evento in linea con le caratteristiche sismiche di Siena, che conosciamo da molto tempo - spiega il sismologo Carlo Meletti, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - Siena è la città che, per motivi storici, ha la più lunga storia sismica documentata. La prima testimonianza risale infatti al 1320 e da allora sono state oltre 170 le notizie di terremoti risentiti a Siena». Tutti i terremoti, aggiunge, «sono stati localizzati sotto la città», ma raramente hanno provocato danni.

«Capisco la paura della gente, soprattutto dopo il terremoto devastante in Turchia - spiega il geologo Antonello Fiore, presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale - ma non c'è nessuna correlazione, in questo caso si tratta delle dinamiche dell'Appennino. Dobbiamo renderci conto che l'Italia è tutta sismica e quindi non ci dovremmo preoccupare del singolo terremoto. In base ai cataloghi storici e alle mappe del rischio, sappiamo esattamente dove avverranno i terremoti in Italia e come. L'unica variabile che non possiamo calcolare è il quando. Quindi l'unica arma che abbiamo in mano per difenderci è la prevenzione: vanno messi in sicurezza gli edifici, soprattutto quelli più datati. Ma questa lezione non la vogliamo proprio capire. Invece ci dovremmo muovere prima di un terremoto, non dopo». I geologi non sanno più come ripeterlo: non possiamo essere fatalisti ma adeguarci a un territorio soggetto alle scosse. Eppure, sostiene Fiore, «abbiamo sprecato anche l'occasione del Sisma bonus: solo il 4% dei finanziamenti è stato utilizzato per un reale adeguamento anti sismico degli edifici, il 96% è stato impiegato per l'adeguamento energetico. E per di più non è stato fatto un piano dei finanziamenti, che dovrebbe essere ventennale per dare a tutti la possibilità e il tempo di usufruirne. Diamo priorità alla messa in sicurezza degli edifici pubblici e di interesse pubblico».

Le risorse andrebbero utilizzate in questo modo, per adeguare palazzi e strutture già esistenti, senza aspettare di ricostruire dopo i terremoti.

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