"Due mandati in Regione sono sufficienti. Bisogna favorire idee ed energie nuove"

Il governatore del Lazio Francesco Rocca a Osaka per l'Expo 2025

"Due mandati in Regione sono sufficienti. Bisogna favorire idee ed energie nuove"
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Presidente Francesco Rocca, lei guida la Regione Lazio dal marzo di due anni fa. Cosa pensa del terzo mandato?

«Guido la giunta regionale da poco più di due anni. Il terzo mandato quindi lo sento molto lontano. Ed è anche una questione che non mi appassiona».

Il suo è pur sempre un ruolo politico.

«Non mi sottraggo alla domanda. Credo che due mandati siano sufficienti. Anche nelle altre organizzazioni che ho presieduto ho imposto la regola del doppio mandato non rinnovabile. Nello statuto della Croce rossa internazionale ho fatto specificare che anche a distanza di anni vale sempre il principio dei due mandati.

Qual è la ratio del limite del doppio mandato?

«Per me non è una questione politica, bensì prettamente personale. Credo che dopo dieci anni sia giusto lasciare il posto a persone con nuove energie e nuove visioni. La mia comunque è una considerazione del tutto personale».

Chi è contrario dice che il limite dei due mandati serve anche per evitare potenziali concentrazioni di potere.

«La ratio della norma però punta più che altro a spingere verso il rinnovamento».

Sempre parlando a titolo personale pensa che anche nelle regioni dove ora è forte il dibattito sul terzo mandato, penso al Trentino, al Friuli e al Veneto, sia giusto dare spazio a forze fresche?

«Lì però c'è un dibattito che mi sembra che sia più interno a logiche di individuazione dei soggetti politici, non tanto alla persona. Sono convinto, e non da ora, che il tema delle incrostazioni si accompagni al tema principale della necessità del ricambio generazionale».

All'inizio dell'intervista ricorda di trovarsi a metà percorso del primo mandato di governatore. È già tempo di bilanci, visto che ci troviamo al giro di boa. E il tema principe su cui fare i conti è quello della Sanità.

«Il bilancio è sicuramente positivo dal momento che tutti gli indicatori della regione sono in netto miglioramento».

Anche per quanto riguarda l'annoso problema delle liste d'attesa?

«Incluse le liste d'attesa. Tanto che al ministero della Salute più volte, guardando i nostri dati, hanno citato più volte il modello Lazio. Noi come regione avevamo già anticipato parte delle indicazioni che poi sono confluite in quello che è diventato il decreto sulle liste d'attesa».

Cosa c'è dietro questo cambio di passo?

«Sostanzialmente due: l'accentramento delle prestazioni nel ReCup (il sistema di prenotazioni specialistiche, ndr) e una serie di attività di monitoraggio, fondamentale per l'abbattimento delle liste d'attesa».

Prossimi obiettivi?

«Continuare ovviamente la lotta senza quartiere all'abbattimento delle liste d'attesa, soprattutto per quanto riguarda i tempi di attesa nei pronto soccorso. Ora però il grande impegno lo dedicheremo a promuovere la sanità di prossimità. Dobbiamo fare in modo che progressivamente i cittadini vedano nell'ospedale soltanto come ultima soluzione possibile.

Oggi sembra il contrario.

«Esatto. Oggi purtroppo l'ospedale è vista come unica soluzione soprattutto da tutti coloro che non hanno risposte sui territori. Per cambiare questa prospettiva dobbiamo puntare sulle case di comunità e sul sistema di assistenza domiciliare».

Per la medicina territoriale, però servono medici.

«Abbiamo sbloccato le assunzioni: quasi 14mila quasi il 20% della forza sanitaria. Ovviamente serve anche una riforma seria dei medici di medicina generale, che abbiamo chiesto al governo».

Presidente, ora si trova in missione in Giappone per l'Expo. Come sta andando?

«Devo dire un successo, data la grande platea cui abbiamo potuto mostrare le nostre eccellenze imprenditoriali e ovviamente

la nostra offerta culturale e turistica. Che non si limita soltanto a Roma. E ne è un esempio il Cristo di Michelangelo che abbiamo portato qui e che viene da una chiesa di un piccolo comune del Viterbese: Bassano Romano».

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