Due parole in spagnolo nel successo pop. E i secessionisti boicottano la star catalana

Rosalía nella bufera: "Il governo vieti i concerti, stop alla vendita di biglietti"

Due parole in spagnolo nel successo pop. E i secessionisti boicottano la star catalana

Barcellona - Ad alimentare la «qüestió catalá», per dirla con la lingua corretta di Gaudí, i secessionisti della Catalogna, per far sentire la propria voce alla centralista e sorda Madrid, da sempre, hanno provato a boicottare ogni aspetto della cultura, manifattura e tavola spagnola. Dai deliziosi salamini fuet ai marchi di moda castigliani, dai supermercati agli elettrodomestici, fino ai ristoranti e ai film, tutto ciò che è «espanyol» è «prohibit!». Non si erano, ancora, pronunciati in modo così netto per la musica pop, condannando, tra l'altro, una loro «connazionale», tale Rosalía, una cantante venticinquenne, venuta dal nulla, ma definita dalla rivista Rolling Stone España «La Beyoncé Catalana» per la forza artistica e il gran numero di dischi che vende, oltre a milioni di visualizzazioni su YouTube.

Nata a Sant Esteve Sesrovires, microscopico borgo a quaranta chilometri da Barcellona, Rosalía Vila i Tobella, con soli due dischi Los Ángeles (2017) e El mal querer (2018), incisi e cantati nella sua lingua madre, il catalano, ha fatto incetta di premi: tre Dischi di platino, due Latin Grammy Award e il Premio dell'Industria Discografica Americana (che ha vinto anche Michael Jackson). Rosalía, soprattutto con la pubblicazione dei dischi anche nella versione spagnola, ha fatto il botto nel mercato latinoamericano, scalando le classifiche mondiali. Poi, secondo i secessionisti catalanisti, ha commesso un errore fatale. Non quello di cantare anche in spagnolo, del resto se vuole sfondare anche nel Cono Sur, deve seguire la strada di Laura Pausini. No, Rosalía nel gettonatissimo brano Milionària (340 mila copie vendute e 9 milioni di visualizzazioni) ha usato due parole spagnole, sostituendole a due catalane. Invece che dire cumpleanys (compleanno), ha usato, ingenuamente, la versione spagnola cumpleaños. Lo stesso per bottiglia: botelles, è scivolata su botellas. Una licenza poetica che non è andata giù ai separatisti che hanno gridato al tradimento. Il quotidiano catalano Publico ha definito quel gesto «un orrore ortografico», scrivendo che molte associazioni catalane vogliono boicottare i prossimi concerti di Rosalía, non solo non comprando i biglietti, ma chiedendo al governo di Barcellona di vietarle in tutta la Catalogna i teatri e i palazzetti della musica. Un'inutile pulciosa polemica sulla tranquilla, e onirica, ascesa di una classe 1993 che il New York Times, riconoscendo che «siamo nel secolo della musica latina», grazie ai grandissimi artisti ispanici, ha definito «la talentuosa autrice del brano Diario de una canción che sa rendere internazionale la musica latina».

Lei, Rosalía da Sant Esteve, che non ha

ancora capito in qual frullatore di popolarità è gioiosamente caduta, e che pubblicherà anche in inglese il suo terzo album F*cking Money Man, dice: «Ogni catalano usa abitualmente parole spagnole. Siamo una società bilingue».

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