Roma - «L'unico centrodestra che può arrivare al ballottaggio e vincere a Roma siamo io e la Meloni. Gli altri aiutano Renzi». Il segretario della Lega Matteo Salvini continua a criticare Silvio Berlusconi per la sua scelta di appoggiare Guido Bertolaso nella corsa al Campidoglio. «Sono stufo - dice - di inseguire i cambi di idea e di umore di qualcun altro». Per lui, così si dà una mano al concorrente Pd Roberto Giachetti per farlo arrivare al ballottaggio con Virginia Raggi del M5S.
La candidata sindaco Fdi nella Capitale Giorgia Meloni insiste sullo stesso concetto. Il leader di Fi, spiega, ha fatto «la scelta che aiuta Renzi», il quale «teme moltissimo una sconfitta a Roma, roccaforte tradizionale della sinistra, e per questo cerca in tutti i modi di spostare l'attenzione dalle amministrative sul referendum istituzionale».
Il centrodestra si presenta frantumato alle amministrative romane e sia Salvini che la Meloni vedono dietro la perseveranza pro Bertolaso del Cavaliere una questione di oscuri interessi, quasi un nuovo patto del Nazareno. «Se uno volesse essere maligno - dice il leader leghista -, leggendo l'intervista di Renzi su Repubblica può anche avere dei sospetti. Quando Renzi dice faremo una legge sui diritti televisi per il calcio, ci occuperemo di conflitto di interessi e faremo la riforma della giustizia... se uno vuole pensar male pensa che Berlusconi non abbia convenienza a far la guerra a Renzi. È il premier che dice queste cose chiaramente e Renzi ha in mano delle armi di ricatto». Ed ecco la Meloni: «Non so se c'è un patto chiaro e dichiarato, ma quello a cui assistiamo è incomprensibile». Salvini non ha dubbi: «Se Berlusconi dovesse aver bisogno di un favore oggi da Renzi, quello che il premier gli chiederebbe in cambio è proprio evitargli la sconfitta a Roma». Rispondendo a Berlusconi, la leader di Fdi spiega che non ha senso parlare di «due destre, per cui noi siamo i cattivi e poi ci sono i moderati». Poi attacca il leader di Ncd e ministro dell'Interno: «Quelli come Alfano che plaudono alla scelta di Berlusconi e poi governano con la sinistra sono inciucisti, non moderati. Noi non ci faremo rinchiudere nel ghetto, la mia coalizione a Roma sarà ampia ma ha un confine: no a chi ha tradito la volontà degli elettori».
Ma che ripercussioni avrà la spaccatura a Roma nel resto d'Italia? La Meloni risponde: «Non essendoci più un vincolo di coalizione, appoggeremo solo i candidati che ci convincono: Parisi a Milano lo è, Osvaldo Napoli a Torino no». Per Salvini l'alleanza nata a novembre sopravvive a Milano, Savona, Grosseto, Bologna, Trieste. «Dove c'è un candidato normale e gente normale, la quadra si trova».
E i contraccolpi sulle elezioni politiche? Salvini pone già delle condizioni per un accordo con Fi: «Il centrodestra deve avere un'idea chiara di Italia e di Europa. E quindi Fi deve chiarire se in Europa sta con la Merkel e con la Turchia o se sta con i lavoratori italiani danneggiati da questa Europa». Per la Meloni, «il centrodestra che conoscevamo non esiste più».
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