Reggio Calabria - Il grande esodo è iniziato. Sulle strade che in Calabria portano dal Ncd a Forza Italia il traffico è da bollino nero. E dalla centrale operativa di Roma gli alfaniani seguono con crescente apprensione i bollettini che giungono dalla periferia dell'impero: se i tanti adesso in viaggio dovessero chiedere ed ottenere il ricongiungimento politico una volta a destinazione, per il partito di Angelino sarebbero dolori. Basterebbe il venir meno di qualche senatore calabrese alla causa dei diversamente berlusconiani per veder crollare il gruppo parlamentare al Senato ed affogare nel mare dell'irrilevanza.
In marcia si sono messi tre consiglieri regionali (di cui uno assessore) ed un sottosegretario regionale. Tilde Minasi, Fausto Orsomarso, Nazzareno Salerno e Giovanni Dima, quando del loro presunto itinerario hanno dato notizia i quotidiani locali, hanno tirato il freno a mano e sono scesi dall'auto in corsa per spiegare. «Attualmente - hanno tenuto a sottolineare Minasi e Salerno, marcando il tono nel pronunciare quell'avverbio che vale il tempo di un respiro - è importante precisare che non vi è stato alcun contatto coi vertici». Neppure Dima ha ingranato la retromarcia, una volta smentita fosse quella forzista la destinazione: «L'ambizione che non temo di condividere è quella che possa diventare in discesa la strada verso una grande formazione nella quale far confluire il patrimonio della destra e del centrodestra». Orsomarso, invece, non ha aperto bocca. Lui, del resto, la meta non l'ha mai taciuta. Nemmeno su Twitter , quando agli inizi di luglio mandava a dire ad Alfano: «Dovevamo osare insieme. Ha osato solo Renzi».
Il quartetto è di quelli che pesa, non solo nelle urne: nelle mappe della politica bruzia è segnalata la vicinanza al già presidente della giunta regionale Giuseppe Scopelliti. Con lui i quattro erano confluiti nel Ncd al momento del divorzio dal Pdl, per lui potrebbero essere partiti in avanscoperta per quello che, nei fatti, varrebbe come un ritorno alla casa madre. «Ricostruzioni fantasiose. Notizie destituite di fondamento», s'è affrettata a chiarire la coordinatrice dei forzisti calabresi, la deputata Jole Santelli. Ma la conferma che in molti stiano per presentarsi al casello azzurro giunge proprio dai forzisti. Sospesi tra umana rivalsa e politica (e calcolata) comprensione. «Dobbiamo evitare venga calpestata la nostra dignità aprendo le porte a chi rivendica la legittimità di una scelta che ha segnato una delle pagine più nere della nostra storia», ha sbattuto la porta l'ex parlamentare Nino Foti, numero due dei berlusconiani in terra calabra. Ancor più in là, ma sul versante aperturista, s'è spinto un altro uomo di peso, il capogruppo in consiglio regionale Ennio Morrone: «Ove gli esponenti di cui si parla volessero aderire a Fi sarebbe più fruttuoso immaginare una loro candidatura in liste collaterali, per rafforzare un'unica grande federazione dei moderati». Più o meno quello che, per Radiopolitica, è il percorso già tracciato: alle Regionali d'autunno tutti gli scopellitiani candidati in una lista del presidente, vicina a Fi ma da essa distinta. Poi, nel giro di qualche settimana, il grande abbraccio.
Per cancellare confini e distanze, portando in dote almeno un paio di senatori legati all'ex presidente della giunta regionale. Con Ncd che in Parlamento si sgonfia e Fi che diventa interlocutrice privilegiata del rottamatore fiorentino.Visto dalle finestre del Viminale, più che un esodo un incubo.
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