Era un soggetto pericoloso per la sicurezza nazionale, almeno secondo la polizia di prevenzione. Tanto che il ministero dell'Interno aveva avviato per lui una procedura di espulsione. Che però non è mai stata eseguita e non lo sarà mai perché la Corte europea dei diritti dell'uomo ha accolto il ricorso presentato dai suoi avvocati, Mario Mangino e Ornella Fiore, e ha annullato il provvedimento. Così K.M, cittadino ceceno, resta a piede libero. Una sentenza della prima sezione civile della Cassazione ha messo, per ora, la parola fine al possibile allontanamento dell'uomo dall'Italia perché tornando in Cecenia rischierebbe la vita.
Dopo aver revocato il trattenimento nel centro rimpatri della città, i magistrati hanno annullato anche tutte le altre misure alternative di prevenzione, come obbligo di dimora e di firma, che erano state disposte dalla Questura perché era considerato un soggetto da tenere sotto sorveglianza. E ora lui si prepara anche a chiedere i danni perché quelle misure per la Cassazione sono illegittime.
La commissione territoriale che dapprima aveva concesso al ceceno la protezione sussidiaria, gliel'aveva poi revocata sulla base di una nota della Direzione centrale della polizia di prevenzione, che si occupa anche di terrorismo, che aveva segnalato il profilo pericoloso sulla base di conoscenze e frequentazioni considerate sospette. Ma i suoi legali hanno fatto un ricorso d'urgenza alla Corte europea e sono riusciti a scongiurare il rimpatrio: che per la Corte avrebbe messo a rischio la vita dell'uomo. Non solo. Basandosi sull'inesistenza di indagini o qualsiasi procedimento penale a carico del ceceno, gli avvocati sono riusciti ad annullare il trattenimento nel centro rimpatri, dove l'uomo è rimasto 10 giorni. E hanno pure fatto decadere le misure alternative di prevenzione che erano state disposte dalle autorità per un maggior controllo.
Ora sono pronti a chiedere il risarcimento danni contro il Viminale per illegittima privazione della libertà personale. «Non c'è alcuna indagine o procedimento penale in corso sul mio assistito - spiega al Giornale il suo legale, Fiore - i sospetti su di lui riguardavano non direttamente la sua persona ma alcuni suoi contatti. Comunque troppo poco per definire una pericolosità sociale che infatti il tribunale di Torino ha poi escluso. Il punto che bisogna ricordare è che qui siamo in assenza di indagini e azioni penali». I magistrati hanno annullato i provvedimenti della questura, perché «non può essere convalidato un provvedimento limitativo della libertà personale fuori del paradigma legale dei requisiti specifici che ne giustificano l'adozione, in funzione di un'esigenza immanente di prevenzione e di sicurezza». Insomma, l'esigenza di pubblica sicurezza non basta, per attivare misure di prevenzione su un soggetto ritenuto pericoloso è necessario un procedimento penale. Dunque al ceceno è stata annullata anche la revoca della protezione sussidiaria.
Ma la vicenda non è finita qui. «L'uomo ha già subito diversi danni da questa storia, che è ancora aperta visto che siamo in appello - precisa il legale - e c'è un contenzioso in corso. Una cosa sono i sospetti un'altra i riscontri oggettivi».
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