E la convention di Ivrea sposta la linea a sinistra: "Gli imprenditori? Squali"

Il summit in memoria di Casaleggio vira e offende i manager. Il sociologo De Masi: "Sono delinquenti"

E la convention di Ivrea sposta la linea a sinistra: "Gli imprenditori? Squali"

Di Maio apre a sinistra, la Casaleggio pure. La linea ufficiale è «nessuna preclusione», si parla con tutti (o quasi) a destra e sinistra, categorie che anzi «non esistono più» sentenzia Casaleggio junior. Però la trattativa è aperta, eccome. Di Maio lancia l'amo al Pd per un «contratto di governo», invito esteso anche alla Lega con cui però la partita è complicata dai segnali di unità del centrodestra («Salvini sappia che va al Quirinale col 17 o col 37, non col 51%», lo bacchetta Luigino). La pista a sinistra invece registra «un passo in avanti», assicura Di Maio.

La premessa per uno spostamento, o ritorno naturale, a sinistra dei grillini? Da Ivrea arriva una mezza conferma, i temi che scaldano il pubblico sono molto più vicini a quelli della sinistra (purché non renziana) che alla Lega, anche nei personaggi chiamati a «immaginare il futuro», secondo la formula cara a Gianroberto Casaleggio, da Moni Ovadia all'ex ministro del Pd Massimo Bray, ai giornalisti di area. La sala del secondo convegno dell'associazione intitolata a Casaleggio senior si entusiasma per le supercazzole neogramsciane o pseudomarxiste del filosofo Diego Fusaro, sulla «turbofinanza apolide tecnomondialista» che porta alla «glebalizzazione», con gli «imprenditori squali che massacrano e sfruttano le masse dei lavoratori» che sono «carne viva dei processi esiziali delle élite capitaliste» ossessionate dal nuovo mito di Sisifo della «crescita infinita». Il sociologo Domenico De Masi, punto di riferimento del M5s sul tema lavoro e welfare, teorizza che l'obiettivo è lavorare meno, non di più. E che manager e imprenditori che lavorano 10-12 ore al giorno «sono dei malati, non lo fanno per amore del lavoro ma perché odiano la famiglia e non vogliono tornare a casa, sono dei delinquenti che tolgono migliaia di posti di lavoro» perché, in base agli studi di De Masi, se lavorassero meno si libererebbero dei posti per i disoccupati. «L'uomo non è fatto per lavorare ma per creare e procreare! Il reddito di cittadinanza non si può non fare!». Applausi. L'unico sussulto c'è quando De Masi sostiene che le tasse non sono un problema in Italia, «gli imprenditori italiani non ci rimettono mai, questo è sicuro». Anche Davide Casaleggio, che ha la sua azienda e il conto fiscale a fine anno lo conosce, resta impassibile. «Che me ne frega se non siete d'accordo, io le studio da anni queste cose», chiude il sociologo napoletano. Il dalemiano Bray (zma è qui solo come Treccani» dice Casaleggio) scopre che il populismo grillino in realtà è di sinistra, perché «i padri della sinistra ci hanno insegnato che il popolo va ascoltato, la lotta ai privilegi è di sinistra». Accoglienza da superstar poi per il pm Nino Di Matteo, sognato come Guardasigilli da Di Maio. Gli amici della Casaleggio si esaltano quando parla dei processi a Dell'Utri e Berlusconi, e quando espone i capisaldi della sua «riforma» della giustizia: più intercettazioni, meno prescrizioni, più carcere per «i reati dei colletti bianchi», «ma non è vero che siamo manettari».

I punti per un contratto a sinistra ci sono tutti. Però la parola d'ordine è nessuna preclusione. «Di Maio è stato concreto, ha fatto proposte a tutti, nel dna del movimento c'è di non essere né di sinistra né di destra» spiega Cancelleri governatore mancato di Sicilia. Si tratta a sinistra e a destra, «anche con chi nel passato non si è comportato bene, chiunque, chiunque», ripete due volte il senatore Morra, uno dei meno allineati, che infatti non pensa che la priorità imprescindibile sia andare al governo («dobbiamo fare bene, ma si può fare anche all'opposizione»).

Nessuno veto con una eccezione, Silvio Berlusconi. «Noi siamo nati con la battaglia per lasciare fuori dal Parlamento chi è stato condannato per reati gravi, Berlusconi è un pregiudicato, siamo disponibili a interfacciarci con tutti ma con un pregiudicato no».

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