nostro inviato a Perugia
C'è una tensione sotto pelle sempre più evidente che unisce Forza Italia e Ncd in questo delicato passaggio della legislatura. Alla vigilia del dibattito sul Jobs Act, con Matteo Renzi chiamato a una prova di credibilità nella gestione del dissenso interno, i due partiti si trovano a inseguire entrambi una unità faticosa e per niente scontata.
Da Perugia dove Antonio Tajani conclude una due giorni dedicata alla definizione di una piattaforma di contenuti da cui ripartire per mettere in campo una opposizione «responsabile» ma non gratuita, Silvio Berlusconi richiama tutti all'unità, ribadendo l'identità di Forza Italia come partito di opposizione. I segnali che arrivano dall'ala che considera troppo morbido il trattamento riservato a Renzi non sono, però, confortanti. «Berlusconi dice che siamo opposizione a Renzi e siamo alternativi al Pd» attacca Raffaele Fitto. «Allora facciamola davvero l'opposizione, rendiamola visibile e percepibile sia in Parlamento che nel Paese. L'opposizione va praticata e non solo predicata per renderla credibile».
Il gruppo di parlamentari di Forza Italia che vuole inasprire l'opposizione sa che la partita è delicata e vuole far pesare i propri voti (al Senato sarebbero 17). Molto dipenderà dalle modifiche che il premier concederà alla sinistra Pd e dal testo finale perché lo stesso Toti non nasconde che «il rischio che un purosangue si trasformi in un ippopotamo esiste». La sensazione diffusa tra i «ribelli» è che, mediazione dopo mediazione, complice la scarsa fermezza dimostrata in più di un'occasione dal premier, e grazie anche alla collaborazione della filiera di dirigenti del ministero del Lavoro vicini ai sindacati, i voti di Forza Italia alla fine risulteranno inutili con il Pd che troverà un accordo al ribasso al suo interno. «Non ci si può chiedere di votare un Topolino partorito dalla montagna» dice la senatrice Cinzia Bonfrisco. Renato Brunetta semina invece dubbi sulla temuta del Pd. «Renzi non ha i gruppi parlamentari che sorreggano quelle riforme. Potrà portare a casa i risultati con gruppi parlamentari a lui avversi?». Fatto sta che tra i parlamentari «malpancisti» inizia a farsi strada l'idea di mettere in campo alcune azioni «dimostrative». «Il numero legale in aula, a causa delle assenze del Pd, ormai lo garantiamo sempre noi. Da adesso in poi occhio a darlo per scontato» spiega un senatore azzurro.
Se Forza Italia si interroga, Ncd traballa. Secondo indiscrezioni di stampa, diversi senatori capitanati da Renato Schifani avrebbero riallacciato rapporti con Forza Italia. In realtà l'ex presidente del Senato in una riunione di gruppo a metà settimana ha smentito l'intenzione di voler davvero procedere a un «ritorno a casa» pur ribadendo la convinzione che sia necessario riaprire un dialogo con Forza Italia. Qualcuno anzi dentro Ncd sospetta si tratti di una polpetta avvelenata per delegittimare la corsa di Schifani al ruolo di presidente dei gruppi unificati Ncd-Udc. Di certo dentro il partito in molti non hanno vissuto bene l'espulsione di Giacomo Bugaro (il cosiddetto «editto Bugaro» ironizzano) colpevole di essersi scattato un selfie con Berlusconi.
Gaetano Quagliariello rivendica però la linea dura, «La verità è un'altra: c'è chi ha lanciato il concorso Torna a casa Lassie. E noi suggeriamo al nostro partito di dare vita alla Operazione Rin Tin Tin».Meglio una vita «spericolata» che un mesto ritorno a «casa».
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