Coronavirus

E i ristoratori tornano in piazza "Aiuti concreti o siamo rovinati"

Nuovo flash mob a Milano. L'appello della categoria: "Fateci pagare meno di affitti, bollette e tasse. È in gioco il nostro futuro"

E i ristoratori tornano in piazza "Aiuti concreti o siamo rovinati"

Milano Questa volta all'Arco della Pace la Digos, se c'era, non si è fatta vedere. Niente multe ai ristoratori, dopo quelle da 400 euro per assembramento, cadute sulla testa di una categoria piegata dalla crisi durante la manifestazione del 6 maggio. Ieri nel piazzale in pieno centro è andato in scena un nuovo flashmob di protesta e accanto ai gestori di bar e ristoranti c'erano i loro figli. I bambini, seduti sulle sedie dei locali rimasti vuoti, indossavano una maglietta rossa (un po' in stile Casa di carta) e mostravano il cartello con la scritta: «Io sto con Paolo Polli. Così non ho futuro».

Paolo Polli, ristoratore milanese, è tra i principali promotori delle ultime manifestazioni, che sono sempre state pacifiche nonostante la rabbia di molti esercenti in difficoltà. Non si muove dall'Arco della Pace, ed è in sciopero della fame, dal giorno delle multe. Il flashmob di ieri è durato alcuni minuti, si è vista solo una pattuglia della polizia di passaggio. Le persone in piazza, dietro ogni bimbo c'era il genitore in piedi, erano una ventina. Tutte portavano la mascherina ed erano ben distanziate tra loro. C'era anche qualche passeggino. «L'idea dei bambini - racconta Polli - mi è venuta l'altro giorno. Un collega è venuto con la figlia e la piccola mi ha chiesto come mai fossi solo. Ha detto che era preoccupata per il papà che non stava lavorando da mesi e che le sarebbe piaciuto stare qui con me a difendere il suo bar. Ho pensato che se per noi non c'è futuro, non c'è neppure per i nostri figli. Ma di loro non interessa a nessuno». Secondo le stime delle associazioni di categoria, il 20 per cento dei gestori milanesi non riaprirà il locale quando la legge lo permetterà. Le loro attività non sono sopravvissute allo tsunami Coronavirus.

Polli, che ha quattro locali, dorme in piazza ormai da nove giorni. Ha una minuscola tenda per la notte e un ombrellone giallo per ripararsi dal sole. E dalla pioggia battente. Ieri su una delle sedie c'era anche la sua bambina di 7 anni. Lui non mangia, beve solamente. «Sto bene - dice - sono un po' dimagrito. I colleghi e la gente del quartiere mi portano il poco che mi serve. Purtroppo l'altra notte mi hanno rubato il sacco a pelo. Magari il sindaco Sala potrebbe chiedere ai vigili di passare di qua la notte, per evitare che qualcuno mi aggredisca. Oppure venire a fare due chiacchiere, a chiedermi come sta andando». Nessuno delle istituzioni per ora ha fatto una telefonata al ristoratore accampato. «Il governo continua a ignorarci - aggiunge l'esercente -. Abbiamo disperato bisogno di aiuti concreti. Chi di noi riaprirà, incasserà il 20-30 per cento rispetto a prima. Le nostre spese quindi, affitti, bollette, tasse, non possono rimanere al 100 per cento».

Poi c'è la questione del distanziamento che dovrà essere garantito all'interno dei locali. Quei 4 metri tra un tavolo e l'altro che per gli esercenti sono un ostacolo insormontabile: «Quattro metri quadrati, così io non apro», recitava ieri un altro cartello firmato dall'associazione Ho.re.ca. (hotel, ristoranti e caffè). «Con queste regole? Chiudiamo tutti», taglia corto Polli. Sulle sanzioni agli esercenti che protestavano torna il deputato della Lega Igor Iezzi: «Il governo cambia idea sulle multe ai commercianti. Scendere in piazza per protestare è un diritto in una democrazia. Per questo le multe ai commercianti, ai lavoratori e ai piccoli imprenditori, che nei giorni scorsi avevano manifestato a Milano per farsi ascoltare dal governo, vanno semplicemente cancellate. Salutiamo con favore il passo indietro del governo, anche se per ora solo parziale.

È stato infatti accettato un nostro ordine del giorno al decreto Covid con cui impegniamo l'esecutivo a valutare la possibilità di assumere ogni utile iniziativa di competenza affinché venga disposto il prima possibile l'annullamento delle sanzioni».

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