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E Iv rimane in attesa di un segnale

Rosato: possibile ricucire. Bellanova: Bonafede? Ascoltiamo e decidiamo

E Iv rimane in attesa di un segnale

La strategia della paura (delle urne) inizia a scricchiolare. Se da una parte la parola d'ordine è «drammatizzare per stanare i dormienti» e impaurire i renziani convincendoli a staccarsi dal loro leader, dall'altra messaggi più accomodanti iniziano a farsi strada.

Nei confronti degli uomini di Italia Viva non ci sono più solo le reprimende, le damnatio memoriae e le promesse di «mai più rivederci». Ora si moltiplicano anche i messaggi da leggere in filigrana, quelli che fanno capire che l'ora X della relazione sulla Giustizia del ministro Bonafede sta per scattare e non è più tempo di scherzare perché si rischia di andare ad elezioni. Come dire: a buon intenditor, poche parole. Esemplificative le parole di Francesco Boccia. «Noi ci siamo sempre stati, Renzi lo sa. Possiamo confrontarci in qualsiasi momento. Il problema è non farlo con un ricatto, non è accettabile. Serve un passo indietro di Iv», Boccia, secondo il quale «o noi ritroviamo le ragioni di questa alleanza sociale che abbiamo costruito un anno fa», oppure «non c'è una strada alternativa al voto».

Le porte del dialogo, insomma, non sono sprangate. E pure dal fronte renziano continuano ad arrivare messaggi distensivi, non sul voto su Bonafede però, dove dopo il «no» annunciato da Renzi si è passati a un meno tranchant «lo ascolteremo e vedremo» di Teresa Bellanova. Che aggiunge, parlando a SkyTg24, «è possibile rimettere il Paese in condizioni di ripartire. Non considero una minaccia le elezioni ma in questa situazione vengono brandite per invitare a cambi di casacca». La ricucitura sarebbe «possibile al 100% se prevalesse la ragione», aggiunge Ettore Rosato, che ricorda: «Abbiamo ribadito che serve un patto di legislatura e che non ci sono veti o preclusioni, bisogna avere solo il coraggio di sedersi e condividere un patto, altrimenti non ci spaventa l'opposizione».

La linea del Cinquestelle sembra essere compatta sul no a Renzi. Luigi Di Maio lega a doppio filo il futuro della legislatura alle sorti del premier Giuseppe Conte («tra Renzi e Conte scegliamo sempre Conte» e mette in chiaro: «Noi stiamo con Conte anche se questo dovesse comportare un «ritorno al voto», anche se tra i pentastellati si leva la voce dissonante di Emilio Carelli che ritiene «logico e saggio sedersi intorno a un tavolo con Italia viva», ma nel Pd cresce di giorno in giorno la richiesta di dire stop alle ostilità con Renzi e provare a ricucire, anche se «servono fatti», scandisce Graziano Delrio. E già si lavora per cercare la chiave per ammorbidire le resistenze dei renziani sulla relazione Bonafede, impresa complicata, ma facilitata dalla necessità di evitare le urne. L'idea per convincerli è quella di un «congelamento» delle nuove regole sulla prescrizione fino alla riforma complessiva del procedimento penale.

Una abbreviazione radicale dei tempi che cambierebbe il sistema spuntando le accuse di un inchino alla deriva giustizialista voluta dai Cinquestelle.

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