Economia

E l'inflazione ha già tolto alle famiglie 1.240 euro

La perdita del potere d’acquisto da gennaio. Dopo la pandemia tornano invece a crescere i consumi.

E l'inflazione ha già tolto alle famiglie 1.240 euro

Tornano a crescere i consumi, ma l'inflazione impoverisce le famiglie. Il 2021, racconta l'Istat, ha visto una ripresa della spesa da parte delle famiglie, con una spesa media mensile di 2.437 euro. Dato che vale un +4,7 per cento sull'anno precedente, sul quale pesava la pandemia al suo picco, ma che se letto al netto dell'inflazione vede la crescita in termini reali arrestarsi a un +2,8 per cento rispetto al 2020, non riuscendo dunque a compensare i numeri negativi dell'anno del Covid e mostrando importanti differenze tra Nord e Sud e tra famiglie più o meno abbienti.

E accanto ai dati diffusi dall'Istat nel suo report sulle «spese per i consumi delle famiglie» arriva a far suonare l'allarme inflazione uno studio elaborato dal servizio fisco, previdenza e welfare della Uil, che ha stimato in 1.240,80 euro la perdita di potere d'acquisto da gennaio provocata dall'impennata dei prezzi per una famiglia di due persone con uno o più figli minori. E per il centro studi del sindacato, nemmeno gli interventi di sostegno al reddito varati dal governo considerati «una boccata di ossigeno» per molte famiglie saranno sufficienti a supportare il potere d'acquisto degli italiani, soprattutto di pensionati e lavoratori dipendenti, dall'inflazione, che minaccia, spiega il segretario confederale Domenico Proietti, di perdurare in un orizzonte «di medio termine», rendendo necessario «abbassare le tasse per i lavoratori dipendenti e i pensionati, rinnovare i contratti collettivi e detassare gli aumenti contrattuali», per evitare il rischio di una recessione. Secondo Proietti, infatti, il conflitto ucraino è solo il fattore «più incisivo, che si aggiunge al blocco della catena logistica in Asia e alla ripresa dalla pandemia, i cui effetti sono tutt'ora in pieno corso», il tutto con il rischio che una crisi alimentare scatenata dal «blocco alle esportazioni di grano dalla Russia e dall'Ucraina» possa condurre verso un secondo semestre dalle «dinamiche addirittura peggiori».

Quanto ai dati Istat che fotografano, come detto, una crescita dei consumi delle famiglie, spicca un aumento della spesa non alimentare (+5,7 per cento), dove fanno segnare la crescita più vistosa i servizi ricettivi e di ristorazione (+26,5%), seguiti da abbigliamento e calzature (13,8%) e trasporti (+10,8). Tre capitoli di spesa che, nell'anno della pandemia, erano stati tra i più colpiti (-38,9, -23,3 e -24,6% rispettivamente).

In calo, tra i consumi alimentari, la spesa per carni (-1,5%, 100 euro al mese) e quella per latte, formaggi e uova (-2,8%, 60 euro mensili).

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