E lui si consola con un giretto in Lamborghini

Il giorno del premier tra i suoi amici lobbisti. E alla Philip Morris: «Orgogliosi di voi»

E lui si consola con un giretto in Lamborghini

Roma Un gran tour nel bolognese, «dove la ripresa è già realtà» scriveva ieri su twitter il premier. E dove Matteo Renzi ha anche avuto la soddisfazione di sedersi al volante di una spider Lamborghini, «cose che capitano una volta nella vita», ammette.

In mattinata una conferenza stampa a Palazzo Chigi insieme al commissario straordinario Vasco Errani, per fare il punto sul dopo terremoto ad un mese dal sisma e per rilanciare il suo piano per la prevenzione: «Da qui ai prossimi dieci anni serve un cambio di mentalità, che richiede uno sforzo da parte di tutti e spero che ci sia un ampio coinvolgimento delle forze politiche». Poi la spedizione in Emilia, tra le aziende più performanti della provincia di Bologna. Lo stabilimento della Lamborghini, che fa parte del gruppo Audi-Volkswagen, era nel programma anche lo scorso 31 agosto quando, a Maranello, si tenne il bilaterale Italia-Germania con la cancelliera Angela Merkel. La visita, poi, saltò per risparmiare alla Merkel il circo delle consuete proteste anti-Renzi dei centri sociali locali.

Quindi tocca alla Ducati di Borgo Panigale, una realtà che esiste «grazie al lavoro di tutti: e sottolineo l'importanza degli accordi sindacali che se fatti puntando in alto aiutano tutti a viaggiare», dice Renzi elogiando il «modello Ducati» frutto anche di accordi innovativi tra azienda e parti sociali che hanno portato alla produzione attiva 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana. Da lì, il premier torna anche a criticare le politiche Ue: «Gli Stati Uniti, grazie ad Obama, in 8 anni sono al segno più con un'economia che supera la crisi. In Europa invece c'è un meccanismo sbagliato, che porta a buttare via il bambino con l'acqua sporca ed a tagliare anche quello su cui bisognerebbe investire. Questo va cambiato».

Infine la tappa alla Philip Morris di Crespellano, la più grande fabbrica al mondo di cartucce per sigarette elettroniche di nuova generazione e a rischio ridotto: uno stabilimento di oltre 70mila metri quadri nel quale la multinazionale, che oggi acquista ben il 50 per cento del tabacco italiano, ha investito 500 milioni, e che a regime darà lavoro ad almeno 600 dipendenti. Il premier aveva assistito alla posa della prima pietra, nell'ottobre di due anni fa, e non erano mancate le polemiche: Fiom e Sel inscenarono contestazioni di piazza per protestare contro il Jobs Act, e i Cinque Stelle lanciarono anatemi dal blog di Grillo, accusando il premier di «favorire le lobby» del tabacco per lo sconto del 50% sulle accise per i prodotti di nuova generazione (come appunto quelli che usciranno dallo stabilimento di Crespellano). E rinfacciandogli un contributo alla sua Fondazione Open versato dalla British American Tobacco (peccato però che la Bat sia la multinazionale rivale di Philip Morris).

Ieri Renzi ha voluto essere presente, come aveva promesso, all'inaugurazione della fabbrica, «la più grande costruita in Italia negli

ultimi vent'anni», ha sottolineato il Ceo di Philip Morris International Andrè Calantzopoulos. E il premier ha ringraziato: «Siamo orgogliosi di ospitare nel territorio tante multinazionali che credono nel made in Italy».

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