E il ministro blinda Matteo: "Non è in discussione"

Posizione simmetrica a Fi: sostegno al governo purché la sinistra ritiri le proposte inaccettabili

E il ministro blinda Matteo: "Non è in discussione"

«La leadership di Matteo Salvini non è in discussione». Come nell'ennesima replica di un film dal finale già scritto la Lega, alla fine di una giornata segnata da un doppio vertice, lombardo e nazionale, celebra la ritrovata unità attorno al suo leader. La novità è nella forma, nel messaggio che si decide di recapitare all'esterno e nei protagonisti che si ritrovano davanti alle telecamere. Sì, perché alla fine dell'incontro di Via Bellerio a scendere in strada per parlare con i giornalisti sono il ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, affiancato dal capogruppo al Senato Massimiliano Romeo e da Marco Zanni, presidente del Gruppo Id al Parlamento europeo. Salvini evita le telecamere e chiede ai suoi colonnelli di esporsi. Richiesta accolta.

Come nel suo stile Giorgetti evita parole tonitruanti, sceglie le parole con cura, le scandisce, aspetta che siano i giornalisti a tirargli fuori la battuta. Ma i concetti sono chiarissimi. «Se abbiamo parlato del modo della Lega di stare al governo? Sì. La Lega è un movimento responsabile che però vuole far presente quelle che sono le proprie idee e posizioni, mi sembra ragionevole, giusto e sacrosanto». E aggiunge: «La Lega è la Lega, ha le sue idee in qualsiasi luogo dove opera, che sia in Parlamento, che sia al governo o che sia ai governi regionali, giustamente porta avanti la sua linea, è giusto che anche all'interno del governo, facciamo sentire la nostra voce. Ci sono problemi di tipo internazionale e altro, che fanno sì che probabilmente non tutto quello che abbiamo in mente di fare possiamo farlo. Poi ci saranno le elezioni, la Lega vincerà e farà tutto quello che vorrà». A partire da una revisione del reddito di cittadinanza e probabilmente anche del superbonus che - secondo alcuni calcoli fatti dalla Lega - stanno peggiorando il deficit di oltre 1,5 punti da 3 anni e impedendo il rilancio dell'economia.

Sulla permanenza nel governo afferma: «Qui ci sono i due capigruppo, io faccio parte del governo, sono loro che decidono se io resto nel governo, non io.
Come dice la Costituzione è il Parlamento che dà la fiducia al governo, non è il governo che dà la fiducia a se stesso». Qualche ora prima era stata Erika Stefani, ministro delle Disabilità e considerata vicina alla «galassia Giorgetti», a mettere in chiaro la sua posizione: «Il mandato dei ministri della Lega è in mano a Salvini, non ad altri. È lui che deciderà che cosa fare». Una linea condivisa anche dal ministro Massimo Garavaglia.

Il messaggio di Salvini è chiaro: «Io voglio continuare a sostenere il governo Draghi, ma dobbiamo piantare insieme alcuni paletti».

Il Capitano nell'incontro della scorsa settimana aveva percepito l'insofferenza dei deputati rispetto al governo e non si aspetta umori diversi oggi nel summit con i senatori. Nella Lega regna una posizione simmetrica rispetto a Fi: sostegno all'esecutivo però devono cessare dal parte della sinistra le provocazioni su provvedimenti « inaccettabili» come la cannabis libera e lo ius scholae.

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