Milano - Anche il Monte dei Paschi è chiamato a contribuire con un obolo di 550 milioni al Fondo Interbancario di tutela dei depositi, ovvero il paracadute da aprire in caso di nuove crisi del credito. Una «tassa» pesante per la banca salvata e controllata dallo Stato. Che ieri ha tolto il velo ai conti: con i 91 contabilizzati nel terzo trimestre (gli analisti ne aspettavano la metà), il bilancio dei primi nove mesi dell'anno è di 379 milioni di profitti. Evidente la differenza con il 2017, quando pesavano le maxi-svalutazioni per la cartolarizzazione da quasi 30 miliardi di crediti deteriorati e l'ultima riga del bilancio segnava perdite per circa 3 miliardi. Ma il «paziente» resta sotto osservazione ed è costretto a muoversi sul sentiero stretto del piano di ristrutturazione al 2021 concordato con la Commissione Ue e la Bce. Accelerando la cura dimagrante (in vista di un matrimonio da consumare, forse, già entro la prossima primavera per far uscire lo Stato dal capitale) e la pulizia dei crediti deteriorati.
Da inizio 2018 è stato chiuso il 14% delle filiali del gruppo e l'organico è stato ridotto del 6%. «Chiuderemo altre 60 filiali entro la fine di questo anno», ha detto l'ad, Marco Morelli. Verranno anche chiusi gli uffici di Hong Kong, New York e Londra. L'istituto senese ha in corso anche la vendita fino ad un massimo di 3,3 miliardi di sofferenze. Che si va ad aggiungere a quelle già effettuate: nei primi nove mesi del 2018, l'esposizione dei crediti deteriorati lordi è scesa a 19,5 miliardi, dai 23,4 miliardi di fine 2017. «È il terzo trimestre di seguito con utile netto positivo - ha ricordato l'ad Morelli agli analisti - anche considerando che abbiamo avuto 66 milioni di costi operativi di ristrutturazione». Giù, invece, i volumi di raccolta diretta che si sono attestati a 93,9 miliardi, in calo di 3,9 miliardi rispetto ai valori di fine 2017 e di 2,9 miliardi rispetto a fine giugno 2018, principalmente per il calo dei conti correnti, con 1,4 miliardi in meno.
Gli accordi con Bruxelles prevedono anche l'emissione di un bond subordinato per rispettare i requisiti di capitale richiesti dalla Vigilanza Ue «ma non riuscirà a farlo entro la fine dell'anno per via delle condizioni di mercato. Vedremo se ci saranno le condizioni nel primo trimestre del prossimo anno», ha spiegato Morelli.
Che deve fare anche i conti con l'aumento dello spread: nell'ultimo trimestre ha provocato una riduzione delle riserve di Mps per 100 milioni. In Borsa, dopo i conti, il titolo ha chiuso in calo dell'1,92%. Quando è entrato nel capitale il Tesoro ha pagato le azioni di Rocca Salimbeni 7 euro. Ora valgono meno di un euro e mezzo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.