E con la nautica che naviga in cattive acque il credito tedesco rischia di andare a fondo

L'esposizione verso il settore marittimo è di 80 miliardi. E Berlino non aiuta più

E con la nautica che naviga in cattive acque il credito tedesco rischia di andare a fondo

Che la Brexit avrebbe scioccato i mercati era da mettere nel conto. E anche che molte imprese e banche europee avrebbero dovuto ripensare le proprie strategie. È noto che, fra tutti i Paesi dell'Unione, quello che pagherà il conto più salato sarà la Germania, i cui rapporti commerciali e finanziari con la Gran Bretagna sono di gran lunga superiori a quelli degli altri membri dell'Ue. Ma le difficoltà delle banche tedesche hanno radici più lontane e la secessione britannica, per quanto straordinaria, non è responsabile della situazione.

A lanciare l'allarme ora è il FMI, secondo cui il settore del credito teutonico, sia bancario sia assicurativo, è basato su un modello di business troppo fragile e soprattutto mirato al margine di interesse, che quindi espone gli istituti al rischio tassi negativi. In questo scenario, rimane aperta un'altra questione e cioè l'esposizione delle singole banche verso alcuni specifici settori, come quello dello shipping.

Pochi giorni fa, infatti, la Bce aveva intimato alla Bremer Landesbank, banca pubblica della città di Brema e controllata da NordLB, di ricapitalizzare. La NordLB (Norddeutsche Landesbank) è una delle nove banche sopravvissute alla crisi, quattro delle quali solo grazie ai soldi pubblici, facendo storcere il naso alla Commissione europea che aveva dato il via libera ai Laender di Amburgo e Brema, soci di riferimento, per ripianare le perdite. Fin qui nulla di straordinario se non per il fatto che lo Stato ora non potrà più intervenire come aveva già fatto, e generosamente, in passato. La sofferenza riguarda in particolare il settore delle navi del trasporto marittimo, pilastro dell'economia tedesca nelle città anseatiche (Amburgo, Brema e Lubecca), già sottoposte a forte pressione dalla crisi del 2008. Dati alla mano, Bremer deve effettuare svalutazioni per 700 milioni di euro su circa 7 miliardi di crediti a rischio legati allo shipping. Non solo, avrà bisogno anche di altri 700 milioni per ricapitalizzarsi. Ma con la Bremer navigano in cattive acque anche altre cinque banche, la NordLB, Commerzbank, HSH Nordbank, KFW e DVB Bank (del gruppo DZ Bank di Francoforte, il quarto più importante polo creditizio della Germania) con numeri da tremarella per quanto riguarda l'esposizione nel settore marittimo: 80 miliardi.

Peter-Jürgen Schneider, capo del consiglio di sorveglianza non esecutivo di NordLB, ha detto che Bremen potrà sopravvivere solo se NordLB ne prenderà il pieno controllo e, quindi, ha proposto alla città-stato di Brema una somma indicativa per l'acquisto del 41% dell'istituto finito sull'orlo del crac. Schneider, che è anche ministro delle Finanze del Land della Bassa Sassonia, ha aggiunto che dopo il take-over verrà anche tagliato il 10% del personale.

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