E ora c'è chi difende "il Giornale"

Dopo le polemiche, finalmente si inizia a ragionare sul reale senso dell'iniziativa

E ora c'è chi difende "il Giornale"

Roma - Passato giusto il tempo necessario a far sedimentare le reazioni scatenate dagli interventi «istituzionali» ma sopra le righe di Matteo Renzi e di Laura Boldrini, ecco che sulla questione della distribuzione del Mein Kampf - offerto come allegato alla prima uscita della collana del Giornale sulla storia del Terzo Reich - comincia a riemergere la ragione.

Al netto delle critiche legittime (e civili), ieri il Foglio del lunedì dedicava all'iniziativa editoriale (definita «squallida» dal premier) la rassegna di prima pagina. Eloquente il titolo - «L'importanza di leggere il Mein Kampf» - ispirato da un passaggio di un articolo di Riccardo Ruggeri, uscito a gennaio in occasione della prima ristampa tedesca del volume. «Il vero dramma di questo libro - scriveva Ruggeri - fu la sua non lettura (...) non fu letto dai leader occidentali dell'epoca, dalle varie cancellerie, dagli intellò non ebrei. In politica, come nel management, bisogna leggere tutto dei nemici, e pure degli amici che nemici possono diventare».

Il «caso» Mein Kampf viene ripreso anche da Pierluigi Battista nella sua rubrica «Particelle elementari» sul Corriere della Sera in edicola ieri. L'editorialista del quotidiano di via Solferino prende la questione come spunto per chiedersi quante voci della «virtuosa e corale e giustificata indignazione» per la nostra iniziativa editoriale si alzeranno ora per condannare l'indulgenza occidentale verso il regime anti-israeliano di Teheran (che organizza tra l'altro un concorso per vignette sull'Olocausto, vinto da un francese), il divieto a Gaza del Diario di Anna Frank imposto a Gaza da Hamas, le serie tv ispirate ai «Protocolli dei savi anziani di Sion» in voga in tanti Paesi islamici o la raccomandazione agli ebrei francesi di non indossare la kippah. «Non succederà», conclude Battista: «La campagna elettorale finirà. Calerà il silenzio. E gli ebrei, ancora una volta, saranno lasciati soli».

Anche il Secolo XIX dà spazio anche a una voce favorevole, quella di Dino Cofrancesco, professore emerito di storia delle dottrine politiche, che «dispera» di un «Paese come il nostro in cui le retoriche politiche, indipendentemente dai rispettivi valori, sono diventate una cortina fumogena che nasconde i fatti». Insomma, «apologia di reato? Non scherziamo», chiosa Cofrancesco. Fuori dal coro renzian-boldriniano pure il quotidiano online Linkiesta con un articolo del direttore, Francesco Cancellato, che si chiede se l'attacco al Giornale («Filo-atlantico, filo israeliano e pure anti-tedesco») per la distribuzione di un libro che, spesso in versioni nemmeno commentate, viene venduto da Google, Apple, Amazon «e persino (con lo sconto) in Feltrinelli», non abbia a che fare con le elezioni e con una polemica per finalità strumentali.

Insomma, i politici, soprattutto quelli di sinistra, scrive Cancellato, avrebbero approfittato del caso Mein Kampf «per tirare una stilettata nel campo avverso, utile (forse) a ricompattare il fronte e a portare al voto qualche antifascista in più».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica