E ora gli isolani si ribellano alle critiche: «Costretti agli illeciti dalla burocrazia»

Gli abitanti accusano: imposti vincoli che impediscono pure di restaurare

E ora gli isolani si ribellano alle critiche: «Costretti agli illeciti dalla burocrazia»

dal nostro inviato a Ischia

La mano della natura contro la mano dell'uomo. E il braccio di ferro, comunque impari, si trasforma in una piccola rivolta quando gli abitanti di Casamicciola e Lacco Ameno se la prendono con i media che avrebbero sposato l'equazione che lega i danni provocati dal terremoto agli abusi edilizi che incontestabilmente sono una delle piaghe dell'isola, che «vanta» 33mila richieste di condono ancora in attesa di essere evase, più o meno due ogni tre abitanti.

A incendiare gli animi nel centro di coordinamento dei soccorsi, nella marina di Casamicciola, ieri mattina, il confronto tra alcuni cronisti e i sindaci di Lacco Ameno e della stessa Casamicciola, Giacomo Pascale e Giovan Battista Castagna. I due primi cittadini criticavano l'associazione tra abusivismo edilizio e bilancio del sisma, quando un gruppetto di residenti presenti ha cominciato a inveire contro i giornalisti lamentando il danno per il turismo seguito al terremoto. Che, comunque, non ha molta attinenza con il tema del «peso» dell'edilizia selvaggia. Ma certo qui, vista la situazione dei condoni e la presenza di 600 abitazioni sotto la spada di Damocle di un ordine di demolizione, il partito del cemento raccoglie facili proseliti. Per strappare il condono ci sono percorsi ormai codificati, con soldi da pagare e avvocati specializzati per questo. Dopo lustri di inerzia della Regione Campania, nel 1995 il governo provvide a varare un piano urbanistico per l'Isola, sostanzialmente aggiungendo solo vincoli e divieti, col paradosso di incentivare gli abusi invece di contenerli, perché un territorio che vive di turismo non poteva e non voleva restare immobile sul fronte immobiliare.

Il tema, però, torna attuale quasi solo dopo ogni disastro, che sia una frana, un allagamento o appunto un terremoto. E spacca subito il fronte tra chi vive qui e gli altri, che siano ambientalisti, giornalisti o politici. La crescita selvaggia ha certo generato mostri. E, va detto, anche i tentativi di arginarla hanno spesso provocato più danni che benefici. Come ricordavano ieri i sindaci e i residenti, per esempio, è complicato ristrutturare un edificio, quasi impossibile adeguarlo sismicamente, sopratutto se d'epoca. Colpa dei vincoli, che rendono il parere della soprintendenza una sorta di spiaggia dove invece di prendere il sole si fanno arenare le domande. E il risultato è un disastro, perché non potendo demolire e ricostruire - e spesso nemmeno ottenere il nulla osta per spostare una finestra - va di moda il fai da te con dribbling dei lacci burocratici.

Così le case vengono «ristrutturate» a pezzetti, un pilastro alla volta, un ambiente dopo l'altro. Con evidenti limiti di qualità costruttiva e tenuta. Che magari non saranno collegati al tragico bilancio del sisma di lunedì, ma rendono questo gioiello del Mediterraneo una triste capitale dell'abusivismo.

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