Maccheroni (fatti a mano) alla Norma oppure cappelletti in brodo? Ossobuco col risotto oppure paccheri con il ragù che deve «pippiare» (sobbollire) per cinque ore? Dall'Etna alle Alpi, il pranzo domenicale è sempre stato un rito catartico in cui esorcizzare le tensioni familiari, consacrando il desco al suo massimo valore relazionale, culturale e tradizionale. Lo sapeva bene Eduardo De Filippo che su questo evento ha costruito alcune tra le sue commedie più emotive e struggenti. Poi arrivò il brunch che comunque, nel bene e nel male, non ha distrutto l'evento domenicale e ben si addice alle città dei single o delle «famiglie allargate». Ma questa è un'altra storia, perchè le dieci chef stellate che hanno aderito al progetto «Women for Italy - nutrire il futuro» indetto per Expo dall'agenzia FiloComunicazione, hanno un compito molto preciso e anche gravoso: stabilire quale sia oggi il vero «Menù del grande pranzo della domenica italiana». In questi giorni le premiate cuoche giunte a Milano da ogni parte d'Italia stanno scremando centinaia di menu spediti da tutte le regioni del Belpaese. Per rendere l'iniziativa più credibile e meno televisiva (vivaddio...), «il concorso è stato rivolto soltanto ai non professionisti della cucina, vale a dire le persone normali che hanno la passione per il cibo» sottolinea l'ideatrice Filomena Rosato. A inviare le ricette sono state mamme, manager, pensionati e moltissimi giovani; la prima ad arrivare è firmata da mano maschile, tanto per confermare un trend che vede sempre più uomini spadroneggiare ai fornelli. A giudicare il menù ideale, però, saranno rigorosamente donne: le cuoche italiane, appunto, quelle che alle premiazioni delle blasonate guide, sono mosche bianche rispetto ai premiati maschietti. Chissà perchè poi. «Non voglio dire che esista una discriminazione - dice la promotrice di “Women for Italy” - anche se molti sostengono che quello dello chef sia un lavoro troppo totalizzante per una donna che voglia assolvere ai suoi ruoli. In realtà le chef iscritte all'albo in Italia sono oltre un migliaio...». Il fatto di riposizionare la donna al centro del dogma «Nutrire il Pianeta» non risponde a un riflusso tardofemminista. «Le ricerche ci dicono che le donne nella società contemporanea sono responsabili del 70 per cento delle scelte di consumo» dice la Rosato che aggiunge: «Proprio da loro dipende tutta la filiera dell'approvvigionamento casalingo, dall'educazione nutrizionale dei figli alla consapevolezza negli acquisti, dall'attenzione agli sprechi alla tracciabilità dei prodotti».
Bene, ma il pranzo della domenica che c'entra? «C'entra se guardiamo al tema di Expo nella sua valenza sociale. Una recente indagine di mercato ci rivela che l'83 per cento degli italiani considera il pranzo domenicale il momento più alto di socializzazione, da consumarsi preferibilmente tra le mura domestiche». E allora le chef stellate dovranno giudicare i venti migliori menù («uno per ogni regione italiana») sulla base di criteri stabiliti dalla nota critica gastronomica Roberta Schira, autrice di numerosi saggi sulla materia. I parametri sono la facilità di realizzazione del piatto, il suo valore storico, la sua «eticità» in rapporto a prezzo e spreco, la territorialità degli ingredienti (pur senza sfociare nell'abusato «chilometro zero»), il merito di aver salvato una ricetta a rischio d'estinzione, l'originalità nel rispetto della tradizione, la generazionalità e, ovviamente, il gusto. «È una ricerca che non è mai stata fatta prima e che potrà lasciare un'eredità concreta di Expo», dice con orgoglio la Rosato che porterà il menù vincente a Parigi con Unesco. La scrematura dei candidati è già a quota 55. Primo dato: continuano a prevalere le «ricette di mammà». Altro che masterchef...
Chi sono le premiate chef che giudicheranno il miglior pranzo domenicale degli italiani? La giuria è così composta: Marzia Buzzanca (Percorsi di Gusto, L'Aquila); Caterina Ceraudo (ristorante Dattilo, Strongoli, 1 stella Michelin); Cristina Bowerman (Glass, Roma, 1 stella Michelin); Aurora Mazzucchelli (Marconi, Sasso Marconi, 1 stella Michelin); Stefania Moroni (Il Luogo di Aimo e Nadia, Milano, 2 stelle Michelin); Valeria Piccini (Da Caino, Montemarano, 2 stelle Michelin); Gabriella Bugari (presidente «Lady Chef FIC»).
Tra le chef impegnate nel progetto, un ruolo di primo piano è rivestito dall'abruzzese Buzzanca, prima imprenditrice ad aver riavviato l'attività nel 2010 nella zona rossa del centro storico dell'Aquila devastato dal terremoto. La Buzzanca era alle soglie della prima stella Michelin quando il suo «Percorsi di Gusto» finì sotto le macerie. La sua nuova impresa porta avanti con successo la ricerca della «pizza di qualità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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