E ora rischia anche la crisi di governo Bayrou traballa e chiede la fiducia

Il premier in difficoltà sul debito monstre. L'esecutivo sull'orlo delle dimissioni

E ora rischia anche la crisi di governo Bayrou traballa e chiede la fiducia
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Anche la Francia avrà il suo 8 settembre? Liberali e Rassemblement National annunciano che non voteranno la fiducia al governo, così come anche il Partito Comunista Francese e i Verdi. L'Assemblea Nazionale tra due settimane rischia di essere convocata in sessione straordinaria in occasione del discorso del primo ministro Francois Bayrou (nella foto) sul programma di bilancio e sulla lotta al deficit, ma per decretarne la fine. "Scioglimento" invoca a gran voce Marine Le Pen, perché "solo così si permetterà ora ai francesi di scegliere il loro destino", scrive su X.

È alta la tensione in Francia dopo che, come già trapelato nei mesi scorsi, l'esecutivo guidato dal centrista Bayrou, succeduto a Élisabeth Borne, Gabriel Attal e Michel Barnier, non è riuscito a trovare la quadra sui conti pubblici, con il rischio-Grecia che si scorge all'orizzonte. C'è troppo sovraindebitamento secondo il primo ministro e la Francia da 20 anni vede il proprio debito aumentare "di 12 milioni di euro ogni ora di ogni giorno e notte". Una situazione ormai fuori controllo che ha prodotto una "dipendenza cronica dal debito". Per questa ragione ha proposto tagli per 44 miliardi. La borsa di Parigi non ha gradito il suo discorso, con l'indice CAC 40 che è crollato dell'1,5%. E nello stesso istante il tasso di interesse sui prestiti a 10 anni della Francia è salito di un punto base dal 3,483% al 3,493%.

Parole dure quelle di Bayrou, che di fatto aprono ad una probabile crisi politica conseguente ai conti non più in ordine. "Non voteremo la fiducia, si va verso la crisi", osserva il Presidente di Rassemblement National, Jordan Bardella, secondo cui Bayrou ha appena "annunciato la fine del suo governo, indebolito dalla sua compiacente inazione, i nostri connazionali attendono un cambio di governo e il ritorno alle urne: noi siamo pronti". Anche i Verdi sono molto critici verso il premier, definito dalla Segretaria Generale Marine Tondelier un "eroe incompreso". Questo voto di fiducia, aggiunge, è in realtà "una rassegnazione, gli Ecologisti non hanno fiducia in questo primo ministro che sta portando avanti un progetto irresponsabile sia dal punto di vista sociale che ambientale, voteremo contro". Il deputato socialista Arthur Delaporte ritiene che Bayrou sia "sordo alle richieste del popolo francese e stia preparando la sua dipartita". Il fiume di critiche coinvolge anche il presidente dei repubblicani Eric Ciotti, secondo cui "è impensabile fidarsi di un governo e di una maggioranza macronisti che hanno condotto la Francia sulla strada della bancarotta per così tanti anni".

Tra l'altro secondo un sondaggio commissionato da Le Parisien l'84% dei francesi boccia la proposta di Bayrou di abolire i due giorni festivi del lunedì di Pasquetta e dell'8 maggio (giorno delle celebrazioni della vittoria francese nella seconda guerra mondiale) per risparmiare 4,2 miliardi di euro.

Cosa potrà succedere l'8 settembre dunque? Chiedendo la fiducia, il primo ministro corre il rischio di vedere il suo governo cadere perché la Costituzione prescrive che il capo del governo deve lasciare il proprio incarico assieme ai suoi ministri se non ottiene la fiducia dell'Assemblea nazionale a seguito di un voto a maggioranza assoluta dei voti espressi. Sarebbe il quinto premier che getta la spugna in poco più di un anno, una rarità nella storia politica della Francia.

Per il 10 settembre è stato convocato uno sciopero generale, mentre nei giorni scorsi cinque organizzazioni rappresentative (Cgt, Cfdt, Fo, Cfe-Cgc e Cftc), insieme ai sindacati Unsa, Fsu e Solidaires, hanno lanciato una petizione intersindacale chiamata "Bayrou Budget, basta!". In due giorni ha già raccolto oltre 200mila firme.

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