E Padoan si accorge solo adesso che in Italia ci sono troppe banche

Gian Maria De Francesco

Roma «Il governo lavora da più di due anni a riforme strutturali del settore bancario. Il nostro lavoro è ispirato da una filosofia di fondo: favorire le aggregazioni». Così parlò alla Stampa il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Senza batter ciglio, il titolare del Tesoro ha ribadito la linea interventista dell'esecutivo in materia bancaria, con buona pace dei sostenitori del libero mercato. «Il processo deve andare avanti, perché in Italia ci sono ancora troppe banche», ha specificato. Tali affermazioni allungano l'ombra di Palazzo Chigi, che già si stagliava su Bpm-Banco Popolare, sui merger futuri.

La materia è delicata. Da un lato, le banche sono le migliori sottoscrittrici del debito pubblico e la Germania in Europa vorrebbe disinnescare questo circolo vizioso. Dall'altro lato, le integrazioni bancarie portano inequivocabilmente a un ridimensionamento del numero di sportelli bancari e soprattutto di dipendenti. Non a caso Confesercenti ha sottolineato che «le fusioni riducono i costi ma non aumentano i ricavi», mentre Corrado Sforza Fogliani, presidente di Assopopolari, ha ricordato «non ci sono troppe banche, ma troppi sportelli» e che «poche grosse banche portano a situazioni oligopolistiche»

Non è un cambiamento facilmente gestibile: Se le fusioni consentono di gestire meglio il problema dei 200 miliardi di sofferenze lorde (cui si aggiungono altri 150 miliardi di incagli), dall'altro lato l'impatto sociale è non trascurabile. Ecco, quindi, che nell'ambito della redistribuzione delle deleghe in seno a Via XX Settembre (frutto anche di una volontà di rinsaldare politicamente la maggioranza premiando Scelta Civica), Padoan potrà contare su un esperto alleato: il viceministro Pier Paolo Baretta (Pd). A quest'ultimo andranno le deleghe sulle banche, di recente creata e detenuta dal ministro, e quella sul federalismo fiscale. Baretta «cederà» la delega al demanio (valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico) al viceministro Enrico Zanetti (Sc) che otterrà anche quella sui piani di rientro delle Regioni dal deficit sanitario.

Baretta, ex sindacalista Cisl, è un profondo conoscitore del mondo bancario nel quale l'organizzazione di Via Po è sempre stata forte (insieme alla Fabi), soprattutto nell'universo delle Popolari. È stato Baretta a sbrogliare la matassa che si era creata sulle Bcc, sebbene gli istituti toscani abbiano comunque intrapreso la strada dell'autonomia.

Ed è stato Baretta a stemperare le tensioni in commissione rimediando ai decreti pasticciati dal premier. La partita del consolidamento è troppo importante per Palazzo Chigi. Ecco perché Renzi e Padoan hanno scelto un personaggio al di sopra di ogni sospetto.

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