Milano - Tra il premier David Cameron e il capo dell'opposizione britannica, il laburista Jeremy Corbyn, scelgono entrambi Cameron. E sono convinti che «non si possa fare a meno» (lo dice il candidato del centrosinistra) o sia «utilissimo» (quello del centrodestra) la collaborazione tra pubblico e privato. Sono (forse) gli unici due punti su cui in quasi 2 ore di dibattito si trovano d'accordo ii renziano Beppe Sala e Stefano Parisi, l'uomo che è riuscito a tenere insieme Forza Italia, Lega, Fdi, e gli ex ministri Maurizio Lupi e Corrado Passera. Per il resto, il primo duello tra i candidati sindaci del Pd e del centrodestra a Milano, organizzato ieri dal Foglio al teatro Parenti, ha scatenato parecchie scintille. E forse avrà spostato voti degli indecisi, ancora intorno al 40% secondo il sondaggio di Nando Pagnoncelli pubblicato ieri dal Corriere. Tra Sala e Parisi è di testa a testa e anzi la distanza si accorcia, mr Expo è avanti solo di 1,6 punti al primo turno. Al ballottaggio saranno determinanti i voti del Movimento 5 Stelle. Partita apertissima insomma. Ieri (per quanto in platea ci fossero ovviamente supporter di entrambi gli schieramenti) l'applausometro ha girato più a favore di Parisi. Un paio di fischi a testa.
Il momento più caldo all'inizio, quando Parisi accusa Sala di «essersi inventato che non volevo fare un confronto in Rai. Ma se ti sei sempre rifiutato, e al primo che casualmente ti rendi disponibile vengo praticamente convocato, senza che mi avessero mai chiesto se ero libero». Sala prova a intervenire ma il pubblico lo contesta. Il secondo round è sullo sviluppo della città, «bloccato» secondo Parisi: il sindaco Giuliano Pisapia «ha dormito in questi anni, Milano ha bisogno di cambiare passo». Sala difende l'uscente e contrattacca con una frecciata alla Lega di Salvini: «Non accetterei mai di avere come sponsor politico uno che dà del servo al presidente della Repubblica. E se sarà il partito più votato avrai le mani legate». «Non sono un bru bru di destra ma un politico moderato che dice cose mature, e sono orgoglioso della mia coalizione. Salvini interpreta un malessere che esiste e se facciamo finta di niente finiremo come le banlieu parigine» la replica. Mentre Sala continua a rimarcare invece gli accordi già presi con il ministro Delrio o gli altri passati in queste settimane da Milano, Parisi provoca: «Quando vedi i ministri, che vengono qui per farti campagna, dì che parlino anche da me. Magari spiego a Delrio che disastro ha fatto con l'istituzione delle Città metropolitane». E «non ci serve un sindaco lobbista, che abbia buoni rapporti col governo, ma uno che vada a muso duro da Renzi e gli dica di concedere agli enti locali la stessa flessibilità che pretende dall'Europa». Dalle tasse (aumentate del 120% da Pisapia rispetto a Letizia Moratti) ai candidati scomodi (quella islamica col Pd, di estrema destra con la Lega) è un ping pong.
Sui profughi: Parisi aveva proposto un tavolo in prefettura con tutti i candidati sindaci per evitare un vuoto istituzionale: «Pisapia mi ha detto che non vuoi, forse pensi sia un tranello ma condividere piani di emergenza è nella cultura di governo democratica». Colpito e affondato.
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