Milano Al clima di tensione da purghe renziane della Rai di Campo Dall'Orto si aggiunge anche la guerra sull'asse Roma-Milano a RaiSport. Il nuovo direttore Gabriele Romagnoli ha presentato l'altro giorno il suo piano editoriale (due pagine e mezzo, molto generiche ma piene di fantasia a partire dal titolo: «Questa è un'occasione») scontrandosi con i colleghi di Milano fino a liquidarli con un «vaffanculo». Romagnoli ha nominato cinque vicedirettore della testata, ma tutti a Roma, anche se la sede di Milano conta più di venti redattori e realizza programmi storici come La domenica sportiva. La richiesta di avere, come in passato, almeno un vicedirettore, e di capire il destino della redazione di Milano ha scatenato l'ira di Romagnoli, sbottato dopo che un giornalista gli ha fatto notare che, da quando è stato nominato, si è materializzato a Milano soltanto una volta. Così, dopo l'incontro col neodirettore, è partito questo comunicato interno: «La redazione di Raisport Milano dichiara inaccettabile, oltre che inaudito, che un Direttore si rivolga alla sua redazione con un sonoro ed oltraggioso vaffanculo invece di dare risposte concrete alle domande poste dal collega Andrea Riscassi. La redazione di Milano è preoccupata per l'arroganza e la sufficienza con cui è stata trattata, e trova offensivo che si consideri protettorato una vicedirezione a Milano mentre 5 vicedirettori a Roma sono programmazione ed organizzazione del lavoro. Sta a dire che a Milano non c'è nulla da programmare».
A quanto risulta, l'idea del creativo Romagnoli è di assegnare la delega su Milano ad un vicedirettore romano, che farebbe la spola ogni settimana («Con quali costi?» si domanda sotto anonimato un giornalista di RaiSport). La Domenica sportiva rimane, ma non si dice se la produzione resterà a Milano. Altri invece (come il Processo e Sabato Sprint) vengono - si legge nel piano editoriale di Romagnoli - «sostituiti con formule più vicine alla linea del racconto». È tutto un racconto la Rai di Campo Dall'Orto, lo storytelling che piace anche al premier Renzi. E il direttore di RaiSport si adatta alle esigenze editoriali: «Inizia una fase evolutiva. Non una rivoluzione, una evoluzione. La chiedono i vertici Rai e la scelta di un direttore esterno la certifica. E allora si cambi, innovando senza imitare, rischiando ma senza cadere. Un passo alla volta. In totale libertà di pensiero, per una battaglia delle idee che non risponde ad alcuna logica di schieramento».
Intanto, però, la tensione resta alta nella redazione e un membro del cdr si è già dimesso dopo l'episodio del «vaffa». Che fa balzare sulla sedia anche un renziano di ferro come Michele Anzaldi, deputato Pd della Vigilanza Rai: «È difficile comprendere come un nuovo direttore, che arriva dall'esterno per dirigere una redazione di 120 giornalisti, pensi di rilanciare l'informazione sportiva del servizio pubblico a botte di insulti e dissidi con i suoi redattori.
Appare sorprendente anche la decisione di nominare ben 5 vicedirettori: non era possibile effettuare dei risparmi di spesa su questo? Il confronto con le reti concorrenti è disarmante: Sky Sport e Sport Mediaset hanno un solo vice, BeIN Sports di Al Jazeera non ne ha nessuno. È opportuno che sul caos di Raisport l'azienda dia dei chiarimenti».PBra
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