Roma - Il Cile non è proprio dietro l'angolo ma per fortuna hanno inventato il telefono. Così l'altro giorno, quando Giorgio Napolitano l'ha chiamato, Walter Veltroni ha capito che era ora di tornare a casa. «Ti conviene abbreviare il viaggio - gli ha spiegato l'ex presidente - devi arrivare il prima possibile, al massimo giovedì». Ovviamente Veltroni gli ha subito dato retta. Del resto, lì dall'altra parte del mondo, aveva già fatto tutto: la visita alla casa di Nedura, l'incontro con la Bachelet, la proiezione del suo film su Berlinguer. L'ultima volta, nel 2013, Romano Prodi fu impallinato dai 101 mentre si trovava in Africa, si addormentò presidente e si sveglio pensionato. Meglio non ripetere l'errore, gli assenti hanno sempre torto.
Dunque, al di là delle schermaglie di questi giorni, delle cortine di fumo, dei tanti nomi sparati, le quotazioni dell'ex vicepremier ed ex sindaco di Roma devovo essere davvero ancora alte se a muoversi è un kingmaker come King George. Se infatti il nuovo presidente dovrà essere un personaggio del Pd, Veltroni è in prima fila. Abbastanza renziano, votabile dalla minoranza, potabile pure dal centrodestra: non fa parte del governo come altri candidati tipo Delrio e Gentiloni, non è mai stato ferocemente antiberlusconiano, non è un tecnico, anzi, nonostante si sia fatto parte dopo aver lasciato la segreteria, non ha mai rinnegato «la passione».
Un altro che ha buone speranze, se i tecnico sono davvero fuori gioco e se il Cavaliere toglierà il veto sugli ex segretari Ds-Pd, è Piero Fassino. Non è un caso che il sindaco di Torino si faccia vedere più a Roma che nella sua città. In ribasso invece quelli dell'area popolare, Dario Franceschini e Pierluigi Castagnetti, mentre la corsa di Sergio Mattarella, ex ministro con Andreotti e Prodi, giudice costituzionale, incontrà delle difficoltà: Berlusconi non lo vuole perché teme che sia «un altro Scalfaro» e Renzi nemmeno.
Resta in pista Anna Finocchiaro, che in teoria è un ottimo candidato di mediazione tra le diverse esigenze. Una donna al Quirinale: per il rinnovatore Renzi sarebbe un successo d'immagine. Ex magistrato, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, parlamentare da tanti anni vicina a D'Alema e poi a Bersani, entrata nelle grazie del premier per l'aiuto dato alla Boschi per far approvare l'Italicum e la riforma di Palazzo Madama, in buoni rapporti con i capigruppo del centrodestra e con Napolitano, il che ha il suo peso. Ma secondo alcuni la Finocchiaro è frenata dai problemi giudiziari dell'ex marito.
Poi c'è Giuliano Amato, il preferito di Napolitano, che piace a tutti quelli che contano, dall'America alla Ue, dal Vaticano ai grandi mandarini di Stato, ma non agli italiani. Berlusconi e Alfano si sentirebbero garantiti da lui, a Bersani andrebbe benissimo, potrebbe essere eletto già giovedì pomeriggio, al primo scrutinio, però Renzi non è ancora convinto a dare il via libera. Il dottor Sottile non solo è un personaggio altamente impopolare per le pensioni e il prelievo forzoso, ma è anche forte e poco docile. Gli incontri di oggi tra il premier, il Cav e Alfano chiariranno molte cose.
Ma a sinistra c'è chi spera ancora di rilanciare di nuovo Prodi, votandolo nei primi scutini e costringendo Renzi ad accodarsi. Però i grillini, fondamentali perché la manovra riesca, nicchiano. E attenzione, se la maionese impazzisce, Matteo è «pronto a fare la renzata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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