La serie A non è X Factor, e pertanto - almeno per ora - Cristiano Ronaldo non rischia di fare la fine di Asia Argento, cacciata dalla giuria del talent show per un presunto stupro di cinque anni fa. Ma ogni giorno che passa il caso di CR7 e Kathryn Mayorga somiglia sempre di più, amplificato per mille, a quello che è costato il posto alla paladina del movimento MeToo, passata in un batter d'occhio dal ruolo di accusatrice a quello di accusata. Anche qua c'è di mezzo una notte di sesso che il protagonista credeva archiviata per sempre. E anche qua c'è di mezzo un risarcimento da centinaia di migliaia di dollari versato dal presunto violentatore alla presunta vittima: che, nella percezione della gente comune, suona inevitabilmente come una ammissione di colpevolezza.
Se oggi il fuoriclasse della Juve deve affogare nei gol l'amarezza per il momento più difficile della sua carriera, con gli sponsor che danno segni di insofferenza e di imbarazzo, è tutta colpa dell'hacker (tutt'ora anonimo) che nel settembre del 2015 sparò nell'orbita di Internet, seguendo l'esempio di Julian Assange e del suo Wikileaks, decine di migliaia di documenti sul lato oscuro del calcio. I giornalisti investigativi di mezzo mondo si tuffarono alla ricerca dei bocconi più ovvi: i soldi in nero, l'allegria fiscale come sistema. Ovviamente, c'era di mezzo anche lui, Cristiano Ronaldo, protagonista di un valzer di settanta milioni di dollari alle Isole Vergini, rinomato paradiso fiscale nei Caraibi. Ma di questi tempi avere un rapporto disinvolto con il fisco pare che non sia un gran danno di immagine.
Purtroppo, affogato in quella miniera di carte, c'era ben di peggio. La brutta storia di sesso brutale e frettoloso imposto da CR7 a una ragazza, nel lusso di una suite a cinque stelle, e tradotta nella crudezza di un verbale d'accordo scritto in inglese, sotto il quale il 12 gennaio 2010 Cristiano Ronaldo mette l'autografo più amaro di tutta la sua vita. C'era anche quell'accordo, nei file di Football Leaks, e sarebbe ora sterile dietrologia arrovellarsi sui motivi per cui lo Spiegel va oggi a ripescare il foglio che tre anni fa era passato inosservato. La sostanza è che da ieri il verbale d'accordo tra «mr.D», ovvero il calciatore, e «ms.P», vale a dire la fanciulla, è di pubblico dominio: 375mila dollari per chiudere tutto, archiviare la brutta storia, lasciare l'asso al suo luminoso futuro e la ragazza a consolarsi a suon di bigliettoni da quella notte di giugno del 2009 al Palms Casino Resort di Las Vegas, iniziata con il più classico dei rimorchi da discoteca e finita con lui che la sbatte sul materasso e la prende da dietro, con lei che dice «non farlo, non farlo, io non sono come tutte le altre» e lui che va avanti come se niente fosse, senza neanche usare il preservativo: tanto che poi dovrà impegnarsi a documentare almeno di non essere sieropositivo.
«Alla fine le ho chiesto scusa», spiegherà poi CR7 ai poliziotti, nel verbale che doveva restare segreto e che ora invece impazza sul web, dopo che «miss R» ci ha ripensato e ha deciso di fare causa a «mr. D». Causa che chissà come andrà a finire, anche perché pare che nel frattempo le mutande della ragazza e altre prove siano scomparse. Ma nel ciclone mediatico, Cristiano Ronaldo è sembrato barcollare tra una versione e l'altra, parlando prima di «fake new», poi di «rapporto consensuale» e alla fine capendo - forse con un attimo di ritardo - che la cosa più saggia da fare era stare zitto, e pensare a giocare e a far gol. Lasciando fuori dalla porta dello spogliatoio i titoli dello Spiegel, il video ripescato dal Sun di lui con la bella Kathryn in discoteca, le cattiverie del web.
E cercando di non pensare alla faccia che in questo momento starà facendo Florentino Perez,
il presidente del Real Madrid che quest'estate ha piantato in asso per la Juve, e che la prese malissimo: ma cui ora non parrà vero che sia la Vecchia Signora, e non il Real, a dover fare i conti con questa brutta storia.
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