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E la Salis aggredisce anche "il Giornale": "Campagna d'odio"

L'eurodeputata come Albanese: niente critiche ai dogmi pro Pal

E la Salis aggredisce anche "il Giornale": "Campagna d'odio"
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Ilaria Salis va all'attacco e mette nel suo mirino questo quotidiano e tutti gli altri del gruppo (Libero e il Tempo) con un manifesto nel quale punta il dito contro coloro che, a suo dire, sono colpevoli di essere "megafoni dell'estrema destra". L'accusa da parte dell'europarlamentare di Avs è di essere "quotidianamente dediti a orchestrare becere campagne d'odio contro gruppi sociali e avversari politici". L'invettiva di Salis arriva a pochi giorni da quella di Francesca Albanese, anche lei amata dai pro Palestina, secondo la quale il Giornale fa "killeraggio" perché ha dato notizia di una sua partecipazione da remoto nel 2022 a una conferenza alla quale hanno preso parte alcune delle prime linee di Hamas.

Al di là della retorica, il bersaglio è chiaro: la "colpa" è di raccontare l'Italia e quanto avviene nel mondo in modo non gradito, smontando con i fatti le narrazioni della sinistra, e della sinistra radicale, offrendo ai lettori un'altra verità rispetto al coro dominante, soprattutto su questioni che gravitano attorno al mondo pro Pal, per alcuni diventato quasi una dottrina. L'esponente di Avs è senz'altro una delle figure più rilevanti del movimento come dimostra lo schieramento a favore dell'imam di torino Mohamed Shahin, colpito da decreto di espulsione per motivi di sicurezza nazionale, che da lei è stato derubricato a "attacco politico".

Salis, con il suo comunicato, si unisce così a una lista sempre più lunga di personalità che tentano di delegittimare la stampa non conforme. Questa è una sinistra che da qualche tempo mostra una certa riluttanza verso il concetto di democrazia e di libertà di pensiero, come ha dimostrato la stessa candidata da Bonelli e Fratoianni alle elezioni europee, firmando un appello per chiedere la censura a "Più libri più liberi" di una casa editrice non allineata, quindi sgradita. Anche da questo si evince la direzione intrapresa ed è evidente che si sia arrivati a un punto in cui non si tollera il dissenso, ma si chiede l'uniformità, la cui assenza viene subito tacciata di essere "campagna d'odio". Un concetto alla base dell'assalto alla redazione della Stampa, proprio in nome di Shahin, di cui Salis ha preferito non parlare.

Il tentativo di far tacere i giornali liberi è un esercizio vano. L'attacco combinato, in meno di una settimana, da parte di un esponente politico europeo e di una relatrice Onu, non farà arretrare chi crede che la democrazia e un'informazione giusta debbano basarsi sulla pluralità delle voci.

Il Giornale continuerà, senza allinearsi e senza fare passi indietro, a raccontare in modo libero il mondo di oggi, resistendo a qualsiasi provocazione o tentativo di silenziamento. Così è sempre stato e così sarà ancora per molto tempo.

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