E sui mercati scatta il panico Atene crolla, Milano in rosso

Prima il panico, le vendite a mani basse come se non ci fosse un domani. Un pianto greco, collettivo e irrefrenabile, alla notizia che Atene andrà al voto anticipato. Sprofonda la Borsa ellenica sotto il peso di un crollo dell'11%, seguita a ruota da Milano (-3%) e Madrid (-2,5%), mentre non c'è la solita corsa a strapparsi di mano i nostri Bot. Il Tesoro «incassa» richieste inferiori ai 10 miliardi di euro per i Buoni semestrali: non succedeva dall'aprile 2010. Troppo basso il rendimento offerto, seppur in salita allo 0,297%, quando la propensione al rischio è ai minimi termini e tutti si rifugiano nella trincea dei bund tedeschi. D'altronde, la possibile affermazione della sinistra radicale di Syriza, avversa alle politiche di austerity e pronta a rinegoziare i termini degli accordi per il salvataggio, è da sempre considerata dai mercati una fonte di grande pericolo per la stabilità dell'Eurozona e, in particolare, per i Paesi periferici come Italia e Spagna a causa dei timori di un possibile contagio. Già all'inizio di dicembre, la decisione del premier ellenico, Antonis Samaras, di procedere in via anticipata alla nomina del presidente della repubblica aveva sparso il seme del pessimismo sui mercati. E ancora prima, l'alert dell'agenzia di rating Fitch sulla solidità della banche greche era costato alle Borse la perdita di 276 miliardi di euro di capitalizzazione.

Insomma, nei confronti del Paese mediterraneo gli investitori hanno sviluppato una certa ipersensibilità, anche legittima. Soprattutto se certi rumor raccontano di un colloquio riservato di un paio di mesi fa in cui Alexis Tsipras, il leader di Syriza, avrebbe detto chiaro e tondo al capo della Bce, Mario Draghi, di avere ancora tutta l'intenzione di proporre un'uscita dall'euro in caso di vittoria elettorale. Indiscrezioni che gli esperti liquidano seccamente, non ritenendo possibile una Grexit, e a cui gli stessi mercati non sembrano dar troppo peso, visto che le perdite di ieri mattina si sono, col passare delle ore, ridimensionate. A fine giornata, Atene ha contenuto il ribasso in un -3,9%, Milano è scesa di un fisiologico 1,15% e altre piazze come Francoforte e Parigi hanno chiuso in positivo. Solo gli score finali degli spread hanno confermato nel pomeriggio le tensioni viste in mattinata, con la forbice tra Btp e Bund che si è allargata di 10 punti, a quota 143. Il risalire della febbre da differenziale spiega le sofferenze a Piazza Affari dei titoli bancari (-2% l'indice di categoria), i più esposti alla fiammate dello spread a causa degli oltre 400 miliardi di euro di titoli di Stato italiani posseduti.

Il recupero delle Borse può in qualche modo essere attribuito alle parole con cui il Fondo monetario internazionale ha precisato che Atene non ha immediate esigenze di finanziamento. E, probabilmente, anche al fatto che ora sono i governi e la Bce a detenere la maggior parte del debito pubblico ellenico. Il 60% dei 330 miliardi della sua esposizione è detenuto dalla Ue attraverso i fondi Efsf e Esm, il 12% è nelle mani del Fmi, la Bce detiene l'8%.

Inoltre, dopo una prima reazione emotiva, è probabile che i mercati abbiano cominciato a ragionare sull'ipotesi che esca dalle urne senza avere i numeri sufficienti per poter governare da solo. Servirà l'appoggio di partner, come Potami o il Pasok, per formare un governo di coalizione con un programma politico più moderato rispetto alle idee estreme della sinistra radicale.

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