Lavoro, fisco, pensioni e relazioni industriali. Il bagaglio programmatico l'area progressista che fa riferimento (temporaneamente) a Giuliano Pisapia l'ha lasciato un po' per strada, forse distratto da altre questioni più politiche come il rapporto con il Pd. Ma prima o poi i nodi verranno al pettine e a queste tematiche ieri dal palco di Santi Apostoli Pier Luigi Bersani ha fatto cenno: «Basta bonus: sono politiche sbagliate e fuori fase».
Ma a chi tocca il compito di fornire una cornice a queste petizioni di principio? Per ora, ufficialmente, non se n'è incaricato nessuno, ma un'ipotesi in merito si può avanzare: il sindacato. Martedì prossimo sono infatti in agenda due appuntamenti importanti non solo per i lavoratori, ma anche per il futuro politico di «questa» sinistra. Si tratta del tavolo tecnico al ministero del Lavoro sulla «fase 2» in tema di welfare e del nuovo incontro Confindustria-sindacati sul «Patto per la fabbrica» lanciato da Vincenzo Boccia.
Il primo dei due confronti sarà molto indicativo. L'obiettivo di Cgil, Cisl e Uil (ribadito unitariamente anche al congresso cislino che ha confermato Annamaria Furlan segretario) è duplice: stoppare l'innalzamento dell'età pensionabile previsto dalla riforma Fornero a 67 anni e garantire che la decontribuzione per i neoassunti non vada a minare ulteriormente le future pensioni dei ragazzi di oggi che di per sé dovrebbero attestarsi al di sotto del 50% dell'ultima retribuzione.
Il ministro Giuliano Poletti si è dichiarato disponibile, Furlan e Barbagallo della Uil sono disponibili, mentre Camusso ha evitato qualsiasi polemica. Certo, il governo Gentiloni non può dare molte garanzie (soprattutto perché le risorse sono poche e con le pensioni si fa subito cassa), ma è diffuso il timore di una possibile rottura a scopo elettorale, già verificatasi con la divergenze tra le sigle sulla reintroduzione dei voucher. Se rimanesse lo status quo, Camusso e l'allegra brigata Pisapia-Bersani-D'Alema avrebbero buon gioco nel cercare voti denunciando l'inefficienza renziana sul tema. Per Gentiloni, ma anche per l'ala meno «massimalista» del sindacato sarebbe una grossa delusione.
C'è un altro dato politico da registrare: il personaggio più acclamato dal congresso Cisl, dopo papa Francesco, è stato Romano Prodi che ha incoraggiato i sindacati a ricercare la strada dell'unità. Sintesi che sembra raggiunta in tema di politiche fiscali: diminuire le tasse su lavoro e pensioni (ha detto Furlan) e aumentare quelle sulla speculazione finanziaria (le ha fatto eco Camusso). Nessuno ha pronunciato la parola «patrimoniale» perché Pisapia, Bersani & C. (e anche il sindacato) sanno che sponsorizzandola pubblicamente si voterebbero all'harakiri nelle urne.
Molto più semplice la questione dei rapporti con Confindustria.
Il sindacato è disposto ad aprire definitivamente alla contrattazione di secondo livello nella cornice di una contratto nazionale in cambio di una legge sulla rappresentanza. Questa, oltre a favorire le sigle sindacali maggiori, avvantaggerebbe anche Viale dell'Astronomia, spesso scavalcata a destra dai più piccoli. È una partita a scacchi tutta da giocare.
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