E per svuotare le carceri l'Italia vuole «liberare» tutti i malati psichiatrici

Il ddl penale semplifica l'accesso alle Rems per i detenuti "disturbati". Ma non c'è posto

E per svuotare le carceri l'Italia vuole «liberare» tutti i malati psichiatrici

Sono diventate realtà in ritardo e a singhiozzo, con il compito di accogliere i malati psichiatrici pericolosi, dopo la chiusura degli Opg (ospedali psichiatrici giudiziari). Ma le neonate Rems, «residenze per l'esecuzione di misure di sicurezza», rischiano già di scoppiare.

Non solo perché non ci sono posti a sufficienza nemmeno per eseguire le ordinanze di misura cautelare provvisorie di procure e gip di mezza Italia, motivo per cui al 1° giugno 2016 c'erano ancora 195 persone «socialmente pericolose» in un limbo di semi o completa libertà. Il che sarebbe già di per sé un'emergenza, in un momento di elevata minaccia attentati e di timore per fenomeni di emulazione da parte di persone fragili di mente. Le nuove preoccupazioni arrivano dalla riforma dell'ordinamento penitenziario all'esame della commissione Giustizia al Senato, che potrebbe scaricare sulle strutture numeri insostenibili rispetto alle capacità. L'eventualità è racchiusa in un sub emendamento a firma di Maria Mussini (Misto), approvato dalla commissione prima della pausa estiva con cui si estende a un'indefinita platea di detenuti con problemi psichiatrici, la possibilità di uscire dal carcere e di accedere alle nuove residenze. Che non saranno più una destinazione riservata esclusivamente a quelle persone a cui «sia stato accertato in via definitiva lo stato di infermità al momento della commissione del reato», come invece prevedeva un emendamento dei relatori Cucca e Casson che recepiva le raccomandazioni degli Stati generali dell'esecuzione penitenziaria e del ministero della Giustizia. Ma potranno anche accogliere i condannati «per i quali l'infermità di mente sia sopravvenuta durante l'esecuzione della pena» e coloro per i quali «occorra accertare le relative condizioni psichiche», nel caso in cui «le sezioni degli istituti penitenziari alle quali sono destinati non siano idonee a garantire i trattamenti terapeutico-riabilitativi».

Cade così una distinzione «sostanziale» che fa dire a Franco Corleone, commissario unico per il superamento degli Opg e garante regionale dei detenuti in Toscana, che siamo di fronte a una scelta «grave», di certo «non eseguibile».

Questione di numeri. Se sono 491 le persone inserite nelle Rems, tra misure provvisorie e definitive, nelle case circondariali, secondo quanto scrive l'ultimo rapporto Antigone, il 50% dei detenuti assume terapie farmacologiche per problemi psichiatrici. Esistono sezioni specializzate per queste categorie di reclusi, ma sono sottodimensionate e spesso vengono usate come «valvole di sfogo» per ospitare detenuti difficili.

In Italia c'è una sola sezione per minorati psichici, e si trova nel carcere di Roma Rebibbia. Reparti di osservazione psichiatrica sono stati istituiti a Monza, Bologna, Firenze, Napoli, Pescara, Reggi Calabria, Torino, Palermo, Cagliari, Genova, Livorno e in qualche carcere minore. È alle cure di reparti come questi che il testo proposto dai relatori al Senato affidava i condannati con problematiche psichiche sopraggiunte durante la reclusione. L'ultima modifica che schiude le porte della cella a chiunque registri uno squilibrio, accertato o da accertare, tale da ritenere che non possa essere trattato adeguatamente con altre modalità se non quella delle Rems, non solo è un'ipotesi «non praticabile» assicura Corleone, ma espone l'intero meccanismo a «strumentalizzazioni». Come quelle, chiarisce il commissario, di detenuti che possono tentare di fingersi disturbati pur di accedere a misure alternative alla cella.

«Le Rems - conclude Corleone - sono strutture pensate per persone la cui infermità sia stata certificata da sentenza definitiva.

Vanno separate le posizioni di coloro che sono certamente affetti da patologie psichiatriche da coloro per i quali è in corso accertamento o che siano stati raggiunti da infermità dopo il reato. Non ci sono i presupposti per affrontare un simile scenario». Senza contare che le residenze non sono ancora tutte in funzione: ne sono state istituite 24, sulle 30 previste dal piano ministeriale.

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