Caro paziente, grazie per aver scelto di farti curare nelle strutture e dai medici del Veneto, però tu lo sai quanto mi costi? E puoi immaginare quanto incidono sul bilancio regionale gli esami in laboratorio o al Pronto soccorso e i ricoveri in ospedale? Se non lo sai te lo dico io, con una fattura virtuale che, oltre alle notizie diagnostiche utili per la tua salute, ti informa anche sul costo della prestazione sanitaria che hai appena ricevuto.
È più o meno questo il ragionamento che ha portato la Regione Veneto, capitanata dal leghista Luca Zaia, a fare i conti sanitari in tasca - ma per fortuna non nel portafoglio - dei pazienti, approvando la delibera 909 che prevede l'obbligo dal primo di settembre da parte di strutture pubbliche e convenzionate di scrivere sui referti e nei verbali di Pronto soccorso da consegnare al paziente, la spesa sostenuta dal Sistema sanitario regionale per curarlo. Lo stesso dovranno fare ospedali e cliniche nelle lettere di dimissioni post ricovero, ma solo dal primo gennaio 2015. Così, per esempio, dopo aver fatto una Tac all'addome superiore, il medico metterà per iscritto non solo il risultato ma anche una comunicazione sulla spesa sostenuta: «Gentile signore/ signora desideriamo renderla partecipe che il Servizio sanitario regionale ha impiegato 187,25 euro per il suo percorso di cura». Esame dopo esame, i veneti conosceranno il prezzario sanitario, fino a comporre il loro «menù medico»: hai bisogno di raggi alla colonna vertebrale? Il Sistema sanitario sborsa 42 euro, poco più di 11 euro, invece, per un Ecocolordoppler. Ti serve un esame clinico strumentale del seno? 58,80 euro, una Tac all'addome inferiore? 59,30; una risonanza del rachide? Il prezzo sale a 310 euro ma è il ricovero che incide di più sul bilancio: ben 500 euro al giorno. Alla fine pagare «solo» il ticket sarà quasi piacevole.
Un giro di vite agli sprechi che è l'ultima mossa per puntare ad una sanità più responsabile e meno dispendiosa imposta dal governatore Zaia, iniziata con l'obbligo dei medici di base di segnare sulla ricetta l'indice di priorità - da 10 a 180 giorni - per una visita o un esame specialistici. Poi è stato inserito tra gli obiettivi dei direttori generali il tetto di quattro prestazioni specialistiche all'anno per ogni cittadino e qualche Usl, come la 16 di Padova, è andata oltre, dicendo ai dottori di famiglia quanti pazienti affetti da determinate malattie seguire e quale quantitativo massimo di farmaci possono erogare. Quello della «fattura virtuale» è l'attacco finale all'uso inappropriato della sanità, che trova d'accordo medici ed amministratori. «Tra le azioni necessarie a migliorare il sistema sanitario - spiega l'assessore alla Sanità Luca Coletto - rientra una comunicazione semplice, chiara e corretta.
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