Ecco le bugie dei clandestini per ottenere asilo

Incontriamo Uchenna - nome di fantasia della persona che chiede di rimanere anonima – in un luogo sicuro. Di lavoro fa l'interprete per i profughi che presentano in Italia la domanda d'asilo. È disposto a raccontarci senza filtri ideologici chi sono davvero gli immigrati che arrivano sulle nostre coste. E quello che ne esce è un'immagine ben diversa da quella del migrante bisognoso che viene disegnata dai media.

«La maggioranza di quelli che dalla Nigeria arrivano sulle coste italiane - premette Uchenna - non fuggono da pericoli: sono in cerca di soldi e successo per poter tornare un giorno a casa e pavoneggiare la ricchezza raggiunta. Poi capiscono che qui non c'è l'Eldorado e finiscono in mano ai connazionali che gestiscono droga e prostituzione».

Nonostante questo sia chiaro ormai non solo agli esperti nel settore, l'Italia si ostina ad ospitare a spese proprie numerosi aspiranti profughi che poi non otterranno mai lo status di rifugiato. Viene allora da chiedersi come faccia la commissione che li giudica a capire quando un immigrato mente sulla propria storia. «Si basa tutto su una domanda: “Perché non vuoi tornare nel tuo Paese?” Spesso le risposte sono fantasiose». Tanto irreali che sembra impossibile qualcuno possa davvero crederci. «Da qualche tempo – continua Uchenna - molti nigeriani affermano di essere soggetti al malocchio, altri dicono di essere scappati perché, diventati orfani, un loro parente malvagio avrebbe provato ad impossessarsi del loro patrimonio. Le donne, invece, drammatizzano passati con violenze sessuali».

Un traduttore come Uchenna sa che molte di queste storie sono false: «Lo si legge nei loro occhi che quello che raccontano se lo sono preparato a tavolino. E poi sento ripetere mille volte le stesse identiche storie. Suggerisco sempre ai richiedenti asilo di dire la verità, ma a fine intervista mi chiedono: “Ho detto bene la storia?”. Quando sento queste cose capisco che quello che hanno raccontato è una favoletta imparata a memoria».

Molti poi narrano di essere figli unici e di non aver nessun familiare a casa. «È rarissimo – dice - che ci siano famiglie con un solo figlio: in Nigeria minimo si hanno tre fratelli». Non solo. Gli immigrati arrivano all'intervista preparati, documentati su quello che dovranno andare a dire: «Alcune ragazze raccontano di essere lesbiche, così si presentano con un foglio stampato da internet con un articolo riguardante un qualsiasi evento di omofobia in Nigeria».

Dai ricordi di Uchenna si capisce che le menzogne non finiscono qui. «Spesso chiedono di cambiare la data di nascita dichiarata durante lo sbarco, provando a farsi passare per minorenni e ottenere così asilo». E perché nessuno ha mai con sè un documento: «In Nigeria cambiare identità è una cosa normale. Lo fanno anche qui, per questo è impossibile verificare davvero la storia del richiedente: molte persone che dicono di fuggire dalle guerre del Nord sono del Sud».

Anche Uchenna è un immigrato regolare e ci tiene a precisarlo. Per questo critica il nostro Governo: «L'Italia è troppo debole. Dare la possibilità di fare ricorso contro la decisione della commissione è assurdo. Nell'attesa, queste persone vivono nella clandestinità a spese dell'Italia. Bisogna rendere più dura le legge sull'immigrazione: nel momento in cui la domanda d'asilo è stata rigettata, gli immigrati devono essere rimandati nel loro Paese.

Se continuerete così queste persone non faranno che approfittarne e ne arriveranno in massa. Il problema è che in Italia vige la legge del “poverino””. Cos'è? «Nelle commissioni si sente dire ad ogni racconto strapplacrime: “Poverino”. Eppure sono solo bugie».

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