L'ennesima «lettera rubata» della politica italiana. La missiva con la risposta del governo alla Commissione europea che ha messo in mora l'Italia per una crescita eccessiva del debito pubblico, fino a ieri sera era nelle mani del premier Giuseppe Conte. Secretata, in attesa di un sofferto via libera. Nel pomeriggio è però uscita una versione, presentata come una bozza del ministero dell'Economia. Scritta con un linguaggio da ministero dell'Economia, ha osservato Renato Brunetta di Forza Italia. Ma poi è stata smentita da via XX settembre e da Palazzo Chigi. Contenuti che «non corrispondono alla realtà». Il giallo è servito, ma pezzi del contenuto della lettera sono effettivamente emersi nei giorni scorsi. Il governo tenta strada delle attenuanti (la bassa crescita come circostanza eccezionale). Poi promette una «revisione della spesa» pubblica in generale, il taglio delle tax expenditures.
Nella bozza smentita il governo si dice convinto che «sarà possibile ridurre le proiezioni di spesa per le nuove politiche in materia di welfare nel periodo 2020-2022». Anche se la missiva dovesse rivelarsi un falso, l'intenzione di ritoccare la spesa c'è. Una stretta sul welfare è nell'aria.
Il passaggio ha fatto infuriare il ministro del Lavoro e leader M5s. E non a caso. L'obiettivo principale è il reddito di cittadinanza. La minore spesa per quest'anno rispetto agli stanziamenti è di un miliardo. Di Maio vorrebbe utilizzare il tesoretto per coprire misure da adottare quest'anno (il decreto famiglia, rinviato sine die). Potrebbe succede l'opposto. Il risparmio di quest'anno andare a riduzione del deficit e lo stanziamento per il 2020 potrebbe essere rimodulato. Non più 8,1 miliardi, ma circa 6,5 miliardi.
In questo caso non ci sarebbe nessun effetto concreto per i percettori di reddito. Ma in campo ci sono altre proposte che avrebbero conseguenze. Ha fatto discutere nel governo quella della Corte dei conti che consiste nel ridurre lo stanziamento per il reddito di cittadinanza e prevedere un blocco delle domande e una rimodulazione dell'importo mensile da versare nel caso si sfori il nuovo tetto. Sussidio con il contagocce, insomma, con il rischio che alcuni richiedenti non siano accontentati.
Una stretta potrebbe arrivare per via amministrativa. Valutazioni dei criteri più rigidi per fare aumentare il tasso di respingimento delle domande (oggi intorno al 25-27% secondo il presidente dell'Inps Pasquale Tridico). Ma si è anche parlato di una rimodulazione degli assegni. Rdc meno ricco, insomma.
Questa stretta non dispiace alla Lega. Ma potrebbero spuntare anche restrizioni della platea per Quota 100, con lo stesso meccanismo. Le richieste dell'anticipo di pensione sono tante, ma non quante il governo si aspettava. I risparmi anche in questo caso andranno a riduzione del deficit. La stessa riforma previdenziale potrebbe non essere rinnovata dopo la scadenza della sperimentazione. L'effetto concreto è che se qualcuno conta di andare in pensione a 62 anni con 38 di contributi nel 2022, rischia di rimanere deluso. C'è il risciho di tagli a scuola, forze dell'ordine, sanità, secondo le opposizioni.
Ma c'è un altro universo, tutto da esplorare, per recuperare risorse ed evitare, almeno all'apparenza, una manovra. Sono le famose tax expenditures, la giungla delle spese fiscali che pesa per 161 miliardi.
Se si toccano si rischia di tagliare detrazioni delle spese sanitari, degli assegni familiari.Iniziare dalla spesa sociale è il peggiore modo per annunciare dei tagli. Per questo ieri in tanti pensavano che la bozza fosse una trappola contro il governo.
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