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M5s fuori dal governo? Ecco chi rischia la poltrona

Nonostante le smentite, l'ipotesi che il Movimento dia un appoggio esterno all'esecutivo pare non essere tramontata del tutto. Un pericolo per la carriera dei nove membri grillini che ricoprono ruoli di governo

M5s fuori dal governo? Ecco chi rischia la poltrona

Si fa presto a dire appoggio esterno. Un M5S falcidiato dalle scissioni pensa di lasciare il governo. O meglio, lo pensa soprattutto Giuseppe Conte che ha ingaggiato un vero e proprio scontro col premier Mario Draghi.

Probabilmente la verità non verrà mai a galla, ma poco importa che sia vero o falso quanto rivelato dal sociologo Domenico De Masi. Conte e Draghi non hanno mai legato e, un’eventuale uscita dal governo del M5S, lascerebbe senza poltrona i pochi big rimasti nel partito. Il più illustre è il veneto Federico D’Incà, ministro dei Rapporti col Parlamento, un incarico che ricopriva già durante il secondo governo Conte. D’Incà è un contiano della prima ora, sostenitore dell’alleanza giallorossa, ma anche un deputato che, nel 2023, terminerà la sua seconda esperienza parlamentare. Allo stato attuale, il nodo della deroga al limite del secondo mandato non è ancora stato risolto, ma difficilmente il ministro veneto, che nella passata legislatura ha ricoperto anche il ruolo di capogruppo del M5s e di questore della Camera, troverà posto nelle liste del M5S.

Anche Fabiana Dadone, ministra per le Politiche Giovanili, si trova già alla sua seconda esperienza parlamentare ed era già presente nella compagine governativa del Conte-Bis come titolare del dicastero per la Pubblica Amministrazione. Una carriera politica importante e fulminea per una donna di 38 anni che, in caso di appoggio esterno, terminerebbe da semplice deputata. L’unico ministro che avrebbe la possibilità di ricandidarsi è il triestino Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole e già titolare dello Sviluppo economico nel governo giallorosso. Un governo che ha contribuito a far nascere quando era capogruppo dei pentastellati al Senato.

La fedelissima Alessandra Todde, invece, si trova in una situazione ancor più privilegiata perché è stata nominata viceministro allo Sviluppo Economico nel governo Draghi in qualità di tecnico, ottenendo addirittura una sorta di ‘promozione’ rispetto al precedente esecutivo. Conte, infatti, la volle come sottosegretario allo Sviluppo economico nel governo giallorosso. Ora la Todde, non essendosi mai presentata alle elezioni, avrà quasi certamente un posto nelle liste del M5S. Un "paracadute" non di poco conto visto che, al prossimo giro, si eleggeranno solo 600 parlamentari anziché 945 come conseguenza della riforma voluta proprio dai pentastellati.

Molto singolare è, poi, la posizione del sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri, che avrebbe voluto ricandidarsi per la terza volta come governatore della Sicilia, ma ha rinunciato ufficialmente per evitare polemiche sul terzo mandato. Per lui potrebbe esserci una scappatoia. Proprio come la Todde è entrato nel governo, prima con Conte (da viceministro alle Infrastrutture) e poi con Draghi, da tecnico e non è mai stato candidato in Parlamento. Questo potrebbe giocare a suo vantaggio se, come si era ipotizzato, Grillo desse una deroga a tutti coloro che non hanno mai ricoperto il ruolo di parlamentare.

Vi sono, poi, tre sottosegretarie: Barbara Floridia (Istruzione), Rossella Accoto (Lavoro) e Ilaria Fontana (Transizione ecologica) che hanno alle spalle una sola legislatura e che, dunque, potrebbero ambire a un secondo mandato. Non sarebbe così, invece, per Carlo Sibilia, sottosegretario agli Interni sia nei due governi Conte sia nell’esecutivo Draghi, che è entrato per la prima volta a Montecitorio nel 2013. Salvo sorprese, per lui, l’avventura in politica si chiude tra un anno. Nove esponenti di governo, nove carriere in bilico, nove motivi per restare al governo.

A meno che Conte non voglia rischiare di subire nuovi addii dal Movimento.

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