I grandi investitori, al netto del verdetto delle Borse, hanno apprezzato tre aspetti delle decisioni annunciate ieri da Mario Draghi. In primis la possibilità di acquisto di titoli obbligazionari non finanziari della zona euro con rating «Investment grade» (cioè quelle di qualità migliore). Mossa letta in chiave di supporto all'economia reale della zona euro e come possibile anticamera per l'acquisto di bond bancari in futuro. Inoltre, l'ampliamento del «Qe» (il quantitative easing), cioè la dote per l'acquisto di Titoli di Stato e obbligazioni euro sul mercato, passa da 60 a 80 miliardi di euro al mese. I provvedimenti della Bce non cancellano, però, i rischi presenti sul mercato. Secondo alcuni osservatori è necessario intervenire da subito con politiche fiscali e riforme strutturali mirate alla ripresa economica, perché una Bce ultra-propositiva potrebbe non essere sufficiente.
Al di fuori della zona euro, tra i principali rischi che permangono figurano il rallentamento dell'economia cinese, l'instabilità delle materie prime (che complica la vita ai mercati emergenti, molti dei quali sono tra i principali produttori di materie prime) e la politica monetaria della Federal Reserve. A questo proposito mercoledi prossimo è in programma la riunione dal Fomc, l'organismo della Fed che decide in tema di tassi di interesse.
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