Ecco cosa si nasconde dietro la foto simbolo della crisi dei migranti

Una bambina salvata in mare da un agente della Guardia Civil è l'ennesima anima innocente strumentalizzata per pura propaganda. Così l'Occidente non risolverà mai la questione migratoria

Ecco cosa si nasconde dietro la foto simbolo della crisi dei migranti

È già stata definita "l'immagine simbolo della crisi dei migranti a Ceuta". La foto, comparsa sugli account social della Guardia Civil spagnola mostra una neonata tratta in salvo da un agente in mare aperto. È una delle migliaia di anime che hanno provato a raggiungere le due enclavi spagnole di Ceuta e Melilla a nuoto. Un dramma umanitario, ma soprattutto politico, affrontato dall'Europa con la solita retorica sensazionalista, che non fa bene a se stessa e men che meno ai migranti.

Dietro quest'immagine, infatti, si nascondono storie di prepotenze, di sfruttamento, di soprusi e di battaglie politiche e diplomatiche con i disperati ridotti a carta da giocare per esercitare pressione sugli altri. Nonostante le smentite di rito, le 8mila persone che si sono riversate verso Ceuta e Melilla sono state probabilmente guidate, sicuramente non arginate in alcun modo dalle autorità marocchine, che non hanno mai nascosto irritazione verso la Spagna per via del ricovero in un ospedale iberico di Brahim Gali, leader del movimento per l'indipendenza del Fronte Polisario, malato grave di Covid. Così i migranti sono diventati armi di ritorsione.

Letture drammatiche della realtà e cariche di ingiustizia, ma che vengono sistematicamente rifiutate dall'opinione pubblica occidentale che non crede, non vuole credere, non riesce a credere all'esistenza del male. Anzi, bombardata da campagne mediatiche spot che vedono nella maggior parte dei casi i bambini come protagonisti involontari, l'Europa per stare in pace con la propria coscienza pensa che di fronte ad immagini del genere la parola d'ordine debba essere "salvare, salvare, salvare", consegnandosi di fatto al prossimo ricatto. Scenari sovrapponibili, tanto a Ceuta e Melilla, quanto a Lampedusa, quanto ancora sul confine tra Grecia e Turchia.

La strumentalizzazione dei bambini, come detto, è una prassi non nuova ed è tipica di quell'indignazione a rate che impedisce all'Occidente di affrontare, e provare a risolvere davvero, i problemi. Si pensi all'immagine nel bambino chiuso in una valigia e trasportato di peso dal padre in fuga dalla Siria come fosse un bagaglio che aveva scioccato il mondo nel 2018. O a quella di Houda, la bambina che alzava le braccia al cielo mentre il fotografo le stava per scattare una foto, pensando che la macchina fotografica fosse una pistola. O allo scatto del piccolo Alan Kurdi, il bimbo riverso deceduto su una spiaggia turca nel 2015.
Tutti casi di bambini innocenti usati per alimentare una certa narrazione facendo leva sull'"insensibilità" e sulla colpevolezza morale del ricco e privilegiato Occidente. Peggio ancora quando foto del genere vengono ritoccate, o inventate di sana pianta, come accadde nel giugno del 2018 al piccolo mesoamericano ritratto in lacrime dentro una gabbia e usato come simbolo delle proteste contro la decisione di Donald Trump di separare le famiglie senza documenti ai confini statunitensi. Un'immagine che in realtà risaliva a una protesta teatralizzata di giorni prima. Peraltro, i bambini al confine col Messico vengono ancora tenuti lontani dalle famiglie nei centri di prigionia. Anche al tempo del "buon" Biden, come testimoniato dal rappresentate democratico della città texana di Laredo Henry Cuellar, che ha diffuso foto, pubblicate da Axios e scattate presso il centro di Donna, in Texas, di immigrati prigionieri nelle gabbie che però non hanno provocato l'indignazione di nessuno.

I migranti, insomma, continuano e continueranno ad essere usati come armi: per la propaganda immigrazionista, per le pressioni politiche, per i ricatti diplomatici.


E la risposta dell'Europa, anziché rifiutare questa barbarie e risolvere il problema a monte, sarà sempre la stessa: colpevolizzarsi, commiserarsi, consegnarsi nelle mani di quanti, per interessi pubblici o privati, continueranno a giocare con la vita degli innocenti.

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