La Meloni punta apertamente a Palazzo Chigi e gli ultimi sondaggi (Fdi primo partito al 21,7%, sopra il Pd) sembrano darle ragione. La leader, già da tempo, ha avviato un'operazione di allargamento del partito per coinvolgere personalità esterne al partito, uscire dal ghetto della destra post-missina e preparare una classe dirigente spendibile per una eventuale squadra di governo (e più «presentabile» agli occhi dell'establishment anche internazionale, condizione necessaria per ambire alla carica di premier). Così ecco sfilare a Milano, da oggi a domenica, nella conferenza programmatica di Fdi (titolo: «Italia, Energia da Liberare»), i «testimonial» del nuovo corso meloniano, personalità «con le quali punto di continuare a lavorare», ha detto la Meloni. A che livello è presto a dirlo ma sicuramente a qualunque livello possibile. Intanto per contribuire a scrivere «una prima traccia per un programma di governo». Qualcosa di simile a quanto fatto in passato da Salvini che ha portato in Parlamento una serie di personalità esterne alla Lega, e anche da M5s che prima delle elezioni del 2018 presentò una squadra di tecnici senza tessera grillina (tra loro c'era un certo prof. Giuseppe Conte, ma anche Pasquale Tridico, ora presidente Inps). Il governo ombra della Meloni, o quantomeno gli esperti che partecipano alla sua kermesse in vista delle future elezioni politiche, è formato da alcune personalità con una curriculum chiaramente di centrodestra, altri invece qualificabili come «tecnici».
Tra i primi, ci sono Giulio Tremonti, ex ministro dei governi Berlusconi, per l'area economica, l'ex presidente del Senato Marcello Pera, l'ex sottosegretario e magistrato Alfredo Mantovano (il suo tema è la famiglia) e ovviamente Guido Crosetto, impegnato fuori dalla politica ma cofondatore di Fdi e consigliere della Meloni. Tra gli esterni invece la Meloni è riuscita a coinvolgere l'ex magistrato Carlo Nordio, che già si era reso disponibile alla candidatura al Quirinale (Nordio ovviamente è il saggio di Fdi sul tema giustizia). Ma c'è anche uno studioso, da sempre presentato come «sociologo di sinistra», come Luca Ricolfi (ministro ombra della Scuola?), e poi l'ex ministro del governo Monti, Giulio Terzi di Sant'Agata che è stato arruolato da Fdi come «responsabile Rapporti diplomatici» del partito. Sempre in questo ambito nella squadra di esterni simpatizzanti della Meloni c'è l'ambasciatore Stefano Pontecorvo, già Alto rappresentante civile Nato in Afghanistan, mentre sul versante culturale ci sono il sociologo Francesco Alberoni, il filosofo Stefano Zecchi («pronto a dare una mano»), il regista Edoardo Sylos Labini, la direttrice d'orchestra Beatrice Venezi, i giornalisti Paolo Del Debbio e Vittorio Feltri. Poi una serie di docenti universitari, dai costituzionalisti Alfonso Celotto e Felice Giuffrè, all'economista Cesare Pozzi («uno dei massimi esperti di politica industriale») ad avvocati e medici, dirigenti ministeriali, mentre per la quota imprenditoria-industria c'è Matteo Zoppas (San Benedetto SpA) e l'ad di Terna Stefano Donnarumma. Tutti nomi con cui la Meloni terrà contatti in vista di futuri impegni (governativi).
Un percorso di accreditamento di Fdi, già iniziato con la trasformazione di Atreju da festa identitaria a kermesse politica aperta a ospiti trasversali (l'estate scorsa c'erano Letta, Renzi, Cartabia...
) e poi la scuola di formazione di «FareFuturo», la fondazione guidata dal senatore Adolfo Urso. Che nell'edizione di quest'anno conta tra i suoi docenti Massimo Cacciari, Domenico De Masi, Ernesto Galli della Loggia, Giulio Sapelli, tutti lontani dalla destra. Lo sdoganamento ormai è compiuto.
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