Politica

Ecco un governo "politecnico"

Tecnico o politico? Si potrebbe dire con una battuta che è un governo politecnico nel senso che coniuga entrambe le necessità.

Ecco un governo "politecnico"

Tecnico o politico? Si potrebbe dire con una battuta che è un governo politecnico nel senso che coniuga entrambe le necessità: quella di assegnare i ministeri a persone comunque selezionate dall'elettorato che godono dell'investitura democratica e che sono per lo più stimate per la capacità di affrontare politicamente i nodi tecnici. La lista dei ministri e stata probabilmente ritoccata durante il lungo colloquio tra la presidente Meloni e Sergio Mattarella. Giova ricordare che in Italia e soltanto in Italia, un capo dello Stato non eletto dal popolo, a norma di Costituzione può fare o disfare la lista dei ministri, mentre il capo del governo non ha il potere né di assumerli ne di licenziarli senza il placet del Quirinale. Questo non è un fatto che dipenda da Meloni né da Mattarella, ma da una Costituzione che fu concepita allo scopo di impedire l'emergere di una personalità forte quanto basta per poter diventare troppo forte. Basterebbe questo elemento per ricordare a tutti coloro che fingono di essere terribilmente impensieriti per la tenuta democratica del Paese che i capi del governo in Italia hanno un potere limitatissimo e che i checks and balances sono quasi paralizzanti. La lista dei ministri è andata liscia come l'olio, come tutto finora in questa giornata e andato secondo il programma e anzi con una continua accelerazione. Oggi si giura, domani forse si fa un Consiglio dei ministri ma comunque il governo ha decollato e l’immagine iconica resterà per sempre quella della piccola 500 bianca con cui Giorgia Meloni è arrivata al Quirinale guidando e la blindatotona grigio metallizzata con cui Giorgia Meloni è stata presa, riaccompagnata al Senato e di lì poi finalmente a casa. Il governo è talmente normale che se vuole degli aggettivi dovrà andare a cercarseli da solo. Sono stati cambiati alcuni nomi di ministeri e questo ci è sembrata una innovazione discutibile perché i ministeri sono quello che sono e cambiarne il nome può avere un effetto disorientante sull'opinione pubblica. Queste sono osservazioni molto marginali perché ciò che fa premio è la sensazione avvertita dalla grande maggioranza degli italiani di qualsiasi opinione politica, di una squadra di governo che sa parlare al proprio interno e probabilmente sa affrontare anche le soluzioni difficili. Non facciamoci prendere però da un eccesso d’entusiasmo nella speranza di un esecutivo capace di risolvere i problemi in modo semplice e innocuo. I problemi italiani sono in buona parte quelli di tutti gli altri Paesi, ma alcuni sono più acuti. Ciò significa che probabilmente nasceranno anche normali divergenze, oltre le convergenze. Ma resta il fatto che all'interno della compagine di governo ci sono le idee che differiscono tra loro per qualità e quantità e questo è non solo inevitabile ma è la certificazione della democrazia: «La democrazia è un pessimo sistema di governo, disse Winston Churchill, peccato che non se ne sia trovato uno migliore». Ma questo governo ha messo un buon numero di persone giuste al posto giusto a partire da Antonio Tajani agli Esteri e Tajani è certamente l'uomo più competente con un passato prestigioso di presidente del Parlamento europeo. Che Giorgetti fosse l'uomo più adatto a governare l'economia sembra ovvio anche se e stata una scelta incerta fino all'ultimo. Guido Crosetto sarà certamente un perfetto ministro della Difesa e vedremo all'opera il prefetto Matteo Piantedosi (ecco un tecnico puro) come ministro dell'Interno. Carlo Nordio alla Giustizia è una scelta sia tecnica che politica di livello. Gli affari regionali a Roberto Calderoli sono nelle giuste mani così come la ricerca in quelle di Annamaria Bernini. Vedremo alla prova un direttore della Rai promosso ministro dei Beni Culturali come Gennaro Sangiuliano. Raffaele Fitto sarà certamente uno scrupoloso ministro per gli affari europei e qui mi fermo perché questi nomi e queste funzioni devono diventare familiari ai cittadini e un elenco incompleto è soltanto un elenco incompleto. Ma i pochi casi che abbiamo citato valgono a confermare ciò che sostenevamo all'inizio è ciò che questo è un governo politico con esponenti in grado di usare gli strumenti tecnici.

Così come accadeva un tempo e così come da molto non accadeva più.

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