Cronache

Ecco i "poveri" ladri: puntano la pistola in testa a un ragazzino

Terrore in villa a Como: il padrone di casa disarma e blocca un rapinatore dell' Est ma il complice gli prende in ostaggio il figlio

Ecco i "poveri" ladri: puntano la pistola in testa a un ragazzino

Il sollievo per averla scampata: «Quando ho visto quel tizio che puntava la pistola in faccia a mio figlio, mi sono buttato d'istinto, mi sono messo in mezzo per salvare il ragazzo». Ma anche la paura per il domani: «L'Italia è a un passo dal Far-west. Le leggi non funzionano, i delinquenti la fanno franca. Per fortuna a noi è andata bene. Siamo qui a raccontare questa aggressione».

L'ennesimo assalto in villa, come ha rivelato ieri il quotidiano La Provincia . Attenzione: l'irruzione non è avvenuta in piena notte. Ma all'ora di cena, le 20.30 di sabato. Siamo al piano terra di una elegante palazzina liberty di Como, quartiere Borghi, zona borghese e tranquilla sotto la montagna. «Eravamo a tavola - racconta il capofamiglia, un arredatore che per tutelare la privacy dei due figli minorenni preferisce non divulgare il proprio cognome - quando il cane ha cominciato ad abbaiare e ho sentito un clic in camera. Come un chiudere a chiave la porta della stanza».

Il commerciante corre in giardino e raggiunge dal retro il locale da cui provenivano i rumori. Il figlio più piccolo, 15 anni, lo rincorre: «All'improvviso dalla porta-finestra è sbucato un giovane che teneva in mano un coltello. Gli sono saltato addosso, nel tentativo di toglierglielo». Una frazione di secondo e la scena si affolla: «In quel momento è arrivato mio figlio che si è trovato davanti il secondo bandito». Siamo al passaggio più drammatico: «Senza dire una parola quello gli ha puntato in faccia una pistola. Da una distanza di 1 metro e mezzo circa. Prima, particolare che mi fa ancora rabbrividire, credo che l'abbia armata. Ho sentito un rumore, ho visto un movimento che non saprei spiegare bene. Ma è stato terribile. Anche perché la pistola per me era vera: a tamburo, cromata. Per carità, non sono un esperto, ma questa è stata la mia percezione».

Un istante. Poi l'altro malvivente scandisce poche parole. Risolutive: «Tranquilli, non succede niente, ce ne andiamo». La coppia sparisce dietro la siepe. La compagna dell'arredatore corre fuori e grida «aiuto». Una vicina si affaccia, in tempo per vedere un'auto che parte a tutta velocità dal parcheggio dei disabili. A fari spenti.

«Mio figlio - riprende lui - è tranquillo, direi che ha superato bene quell'incontro pericoloso». Restano le domande che, come un corteo fisso, seguono questi reati: «Se verranno presi, questi due signori resteranno in galera o saranno subito scarcerati?»

Quesito non retorico; il papà di Como si dice fortunato ma riflette: «Questo stato non aiuta le vittime, alla fine sta sempre con i delinquenti e abbandona a se stesso chi ha subito un furto, una rapina, un sequestro. Ecco, in quei minuti temevo che il furto potesse diventare una rapina e la rapina un sequestro. Di quelli interminabili, con i banditi che picchiano e legano i malcapitati, cercano la solita cassaforte e si accaniscono con i disgraziati che hanno preso in ostaggio». Ragionamenti confidati anche all'avvocato Francesca Binaghi, il penalista che ora tutela la famiglia. E ripetuti ai poliziotti arrivati di corsa in via Petrarca: «Per me quei due vengono dall'Est. Uno solo ha parlato, con un forte accento straniero. I delinquenti fanno sempre quello che gli pare. Sembra che in Italia non esistano le regole. Tutti vogliono giudicare il pensionato di Vaprio d'Adda che ha ucciso un ladro albanese. Ma il problema non è lui, piuttosto il fatto che il cittadino sia costretto a difendersi da solo. Di questo passo si arriva al Far-west, la polizia ha le mani legate, la gente si sente indifesa».

La caccia ai due malfattori continua. E l'artigiano di Como prova a tracciare un loro profilo: «Altro che balordi. Questi sono professionisti.

Che hanno calcolato alla virgola le loro mosse e non hanno mai perso il controllo della situazione».

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