La caccia in mezzo a migliaia di fotogrammi ripresi dalle telecamere e tra decine di testimonianze ha portato i primi frutti. Ieri un'auto, un'Audi station wagon, è stata sequestrata a Napoli dalla Digos nell'ambito dell'inchiesta milanese sulla morte di Davide Belardinelli, l'ultra del Varese investito il 26 dicembre durante gli scontri prima di Inter-Napoli. La macchina potrebbe essere quella che ha schiacciato il 39enne, già finito a terra forse per essere stato travolto da una prima auto. Si tratta di una ipotesi di indagine più che concreta.
Gli inquirenti pensano di poter chiudere il cerchio intorno a chi, deliberatamente oppure per un incidente, ha ucciso Belardinelli. L'auto sequestrata era presente in via Novara la sera del 26 dicembre. È intestata in leasing al padre di un tifoso del Napoli. Inoltre dalla Digos partenopea e da quella milanese sono state individuate nelle immagini agli atti altre due macchine. La polizia le sta cercando per sequestrarle. Le indagini dovranno poi verificare se siano state coinvolte nell'investimento. Le targhe della auto sospette infatti non sono state immortalate dalle telecamere e quindi finora non è stato possibile ricostruire con precisione quale o quali abbiano ucciso l'ultra.
La macchina sotto sequestro si trova in un deposito a Napoli. Il provvedimento preventivo è stato disposto dall'aggiunto Letizia Mannella e dai pm Michela Bordieri e Rosaria Stagnaro e deve essere convalidato dal gip Guido Salvini. All'Audi (come alle altre due macchine) si è arrivati grazie all'analisi dei filmati degli scontri e del traffico sulle strade prima e dopo il punto in cui Belardinelli è stato travolto. In mancanza della targa, per il sequestro gli inquirenti si sono serviti di testimonianze incrociate. L'ultra napoletano che sarebbe stato alla guida dell'Audi in via Novara è stato già interrogato. Ha negato la propria presenza a Milano il 26 dicembre, ma sarebbe stato smentito dalla versione di altre persone che si trovavano lì e lo hanno indicato.
Per la prossima settimana è attesa l'autopsia sul corpo della vittima. Dalle testimonianze di Marco Piovella, capo ultra dell'Inter arrestato, e di un altro tifoso indagato è stato possibile fare l'ipotesi delle due macchine coinvolte nell'incidente. Piovella, detto «il Rosso», assistito dagli avvocati Mirko Perlino e Carlo Melzi D'Eril, ha inoltre dichiarato che «Dede» è stato uno dei primi a entrare in azione quella sera. Cioè, a invadere la carreggiata e a lanciare oggetti per costringere la colonna di napoletani a fermarsi. La Procura intanto sta inviando agli indagati le informazioni di garanzia che contengono come atto dovuto anche la contestazione di omicidio volontario. L'atto formale è necessario per poter svolgere con regolarità l'autopsia e altri accertamenti tecnici.
Nelle scorse ore sono stati ascoltati in Questura a Milano anche i due tifosi che hanno portato il ferito all'ospedale San Carlo. Il numero dei partecipanti alla rissa indagati sta aumentando ora dopo ora. Al momento sarebbero oltre una ventina.
Se ne aggiungono man mano che la Digos dà un nome agli oltre cento ultra nerazzurri presenti alla battaglia, a quelli del Varese e del Nizza, che sarebbero tra i dieci e i 15, e ai circa ottanta supporter partenopei. Alla fine del lavoro, forse già nelle prossime ore, potrebbero scattare nuovi arresti.
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