«Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico». Saranno anche passati più di duemila anni, ma la frase di Giulio Cesare torna ancora comoda. Specialmente se si parla di Equitalia, il più temuto nemico degli italiani dopo il virus Ebola.
Un avvocato del foro di Milano, Pasquale Lacalandra, specializzato in diritto fallimentare, è riuscito nella mission impossible di trattare coi funzionari del Fisco, riuscendo a far ridurre il debito di un suo assistito da 509mila a 54mila euro. E il tribunale di Como gli ha dato ragione.
«Mi sono semplicemente basato sulla legge sul Sovraindebitamento (n. 3/2012), peraltro promossa a suo tempo dal senatore Pdl Roberto Centaro e che oggi andrebbe riformata e migliorata per renderla ancora più fruibile, che permette di ridurre i debiti, anche di natura fiscale, in relazione alle concrete possibilità del debitore - dice Lacalandra - Ho cercato di far ragionare i funzionari dell'Agenzia con un semplice concetto: i debiti di qualunque persona fisica possono essere ridotti a seconda di quanto è il valore del patrimonio del debitore. Nel mio caso, Roberto, 48 anni, single, è un impiegato amministrativo di un'azienda, ha uno stipendio di 1.700 euro al mese e non possiede immobili».
Il debito con Fisco gli è derivato dall'essere stato, vent'anni fa, titolare di una partecipazione del 20% nel maglificio di famiglia, poi fallito. L'accertamento fiscale risale al 1993, e per 24 anni non gli hanno tolto gli artigli di dosso. Ha provato più volte a difendersi ma le sue ragioni non sono mai state accolte. All'importo iniziale di 166mila euro sono state aggiunte le sanzioni (125mila euro), gli interessi di mora (187mila euro), l'aggio e oneri di riscossione (29.500 euro). «Noi, invece di 509mila euro, siamo riusciti a chiudere a 50mila euro per l'Agenzia delle entrate e 4mila per Equitalia - spiega l'avvocato - L'importo è stato determinato sulla base delle entrate del debitore, ovvero il solo stipendio. In pratica ho preso la busta paga di Roberto e ho applicato la legge sul sovraindebitamento che prevede che lo Stato possa pignorare solo un decimo delle entrate, per chi guadagna fino a 2.500 euro al mese. Questo decimo l'ho moltiplicato per tutti i pignoramenti che gli sarebbero potuti arrivare fino all'età di 84 anni, considerata anche la pensione, attualizzando gli importi ad oggi. Su questo ragionamento l'Agenzia è stata d'accordo e così ha racimolato quasi la metà della cifra debitoria iniziale. È inutile tenere un database di crediti che non recupereranno mai».
Così si apre la strada anche ad altri casi simili ma per Lacalandra «ci vuole la collaborazione di tutti, in primis dell'Agenzia delle entrate.
La rottamazione delle cartelle esattoriali voluta da Renzi, ovvero la dilazione, è inutile. Il concetto è che in Italia le banche vanno salvate e i poveri cristi devono vendersi le case». Ma poi Equitalia non l'avevano abolita?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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