Rassegniamoci. Per annientare il mostro bisogna proseguire con le misure di contenimento. In Italia e in tutta Europa. Lo dicono le nostre autorità, i nostri scienziati, i nostri statistici. E ora anche il Centro per i modelli delle Malattie Infettive dell'Imperial College di Londra, una delle massime istituzioni di ricerca e medicina pubblica al mondo guidato da Neil Ferguson e Samir Bhatt. Che, a noi italiani, nell'ultimo studio diffuso dall'Oms, ha offerto carota e bastone. La carota: con le misure di contenimento adottate sono state salvate nel nostro paese circa 38mila vite umane. Il bastone: i numeri offerti dalla Protezione civile (oltre 100mila contagi) non rappresentano la realtà: in Italia, infatti, circa il 9,8% della popolazione potrebbe essere stato infettato, cioè 5,9 milioni di persone. Una cifra che l'Iss ritiene «improbabile».
Ma anche nel Vecchio Continente, dicono gli esperti, la percentuale di persone già infettate dal virus sarebbe diversa da quella rilevata dai numeri ufficiali. «Stimiamo che, in tutti gli 11 Paesi europei esaminati, siano state infettate tra i 7 e i 43 milioni di persone fino al 28 marzo» dichiara Neil Ferguson. Ma a seconda del paese la forbice oscilla tra il 2 e il 12% della popolazione: 2,7% nel Regno Unito, solo 0,41% in Germania, 3% in Francia (oltre due milioni di francesi, per il momento). Spagna e Italia sono i paesi con più infettati, Germania e Norvegia quelli che ne contano meno.
Numeri da brivido. Che rispecchiano un momento delicatissimo in cui un passo falso potrebbe far vanificare tutti gli sforzi messi in campo. Samir Bhatt, mette tutti in allerta: «È troppo presto per dire se siamo riusciti a controllare completamente le epidemie e le decisioni più difficili dovranno essere prese nelle prossime settimane. Ma i governi europei hanno preso provvedimenti significativi per garantire che i sistemi sanitari non vengano sopraffatti. Vi sono prove concrete del fatto che questi provvedimenti hanno iniziato a funzionare e hanno appiattito la curva. Riteniamo che molte vite siano state salvate». Per la precisione si stima che siano state già evitate 120mila morti in 11 paesi, tra cui Italia, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna. E il bilancio delle morti evitate crescerà mantenendo queste misure fino a quando la trasmissione non scenderà a livelli bassi. «L'impatto della pandemia è estremo - aggiunge Axel Gandy, della cattedra di statistica del Dipartimento di Matematica - ma sarebbe stato molto peggio senza gli interventi adottati. Confermarli è cruciale per controllarla».
I ricercatori dell'Imperial College, che avevano già messo in discussione, perché sottostimati, i dati di contagio in Cina, sono alla seconda analisi del fenomeno Covid. Con il precedente studio di metà marzo avevano delineato più di due milioni di morti negli Usa e più di mezzo milione nel Regno Unito se ci fosse stata una risposta quasi assente anti-coronavirus. E Boris Johnson e Donald Trump avevano cambiato idea sia pure con riluttanza assieme al presidente francese Emmanuel Macron, che aveva adottato misure all'italiana dopo aver nicchiato per settimane. Ora questo nuovo studio ci indica che la via da seguire è ancora quella delle restrizioni. «Le nostre stime implicano che le popolazioni in Europa non sono vicine all'immunità del gregge. E se gli interventi saranno revocati il virus sarà in grado di diffondersi rapidamente».
I dati snocciolati dagli esperti sono il frutto di un'analisi matematica dei dati forniti quotidianamente dal Centro europeo per la
prevenzione e il controllo delle malattie circa i decessi legati al virus in 11 Paesi europei colpiti dall'epidemia: Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito.
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