Ecco come l'olio di palma è diventato il nemico perfetto

Ormai le pubblicità di biscotti e merendine vantano l'assenza di questo ingrediente. Ma è davvero nocivo?

Ecco come l'olio di palma è diventato il nemico perfetto

In Italia, pare chiaro, non c'è modo di vendere più un frollino o una merendina se non si dice forte e chiaro che dentro non c'è nemmeno il sospetto di olio di palma. Ne sono convinte le principali aziende produttrici, che da mesi ci bombardano con spot in cui l'ultima frase è immancabilmente: «Senza olio di palma!».

Olio di palma is the new black. Va su tutto. Anzi, non va su niente. Era dai tempi dello zucchero nelle caramelle e nelle gomme da masticare che un ingrediente non diventava così popolare per la sua assenza. Senza olio di palma vuol dire: siamo sani! Siamo onesti! Non ti avveleniamo! Il consumatore si sente rassicurato «e più non dimandare».

Ma come siamo potuti arrivare a questo punto? Come è possibile che Greenpeace blocchi una nave malese carica del nuovo viscido nemico a Rotterdam e i suoi attivisti passino per eroi? Non sarà che è tutta una semplificazione? Dove sono tutte le anime belle che poco più di un anno fa si indignavano perché Ségolene Royal si permetteva di criticare sua maestà la Nutella perché fatta anche con olio di palma. Qualcuno ha smesso forse di spalmare la crema nocciolata che il mondo ci invidia per questo?

Il sospetto è che sia un corto circuito mediatico: conformati e non spiegare. Mettersi lì a capire il perché è per come l'olio di palma è da evitare è più complicato di adeguarsi al nuovo spettro: tanto basta salvare i fatturati.

Ma l'odore di bluff è fortissimo. Cerchiamo di capirci qualcosa. Quello di palma è un olio vegetale ricavato da Elaeis Guineensis e da Elaeis Oleifera. È molto utilizzato dall'industria alimentare perché economico, stabile, neutro da un punto di vista aromatico e non passibile di irrancidimento. È sotto accusa per gli effetti nocivi che avrebbe sulla salute e sull'ambiente.

Partiamo dal primo elemento. La nocività dell'olio di palma è dato dall'elevato contenuto di acidi grassi saturi, sospettati di aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e di tumori. Tutti gli organismi medici e scientifici che si sono occupati dell'argomento (ad esempio l'Efsa) hanno però concluso che, per quanto riguarda il rischio cardiovascolare, concentrazioni pericolose non possono essere raggiunte con la normale alimentazione; e che, per quanto attiene alla cancerogenicità, l'evidenza epidemiologica non supporta affatto una correlazione tra consumo di alimenti con olio di palma e sviluppo di tumori. Anzi, per alcuni studiosi l'olio di palma conterrebbe una sostanza, il delta-tocotrienolo, che avrebbe addirittura proprietà antitumorali. Studio definito da Chiara Manzi, presidente dell'Associazione per la sicurezza nutrizionale, come una «bufala» propalata dal web.

Quanto all'impatto sull'ambiente, le aziende che usano olio di palma sono accusate di concorrere alla deforestazione di ampie aree del Sud-Est asiatico,

dell'America Latina e dell'Africa Centrale. Ma molte aziende ormai utilizzano olio di palma prodotto con pratiche sostenibili appositamente certificate. Che non deforestano un bel niente e anzi sostengono le economie emergenti.

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