Catania per un giorno diventa la capitale del centrodestra. Dopo tanti appuntamenti annunciati e tanti vertici rinviati, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni insieme a Lorenzo Cesa si ritrovano non a Milano, ma milletrecento chilometri più a Sud, nella «Milano del Sud», alla Trattoria Al Cavaliere, ristorante tipico a pochi passi da Piazza della Borsa ben conosciuto dalle buone forchette locali. Inevitabili le battute sul nome del ristorante che secondo gli azzurri richiama la «centralità berlusconiana». «In fondo è un po' come se li avesse convocati a Palazzo Grazioli o ad Arcore», scherzano. Ma l'elemento forte e reale è la contemporanea presenza di tutti i big del centrodestra, un passaggio fondamentale verso la riaggregazione dopo i tre comizi in un pomeriggio in differenti zone della città a sostegno di Nello Musumeci, a dimostrazione che pur marciando divisi si colpisce uniti.
La pianificazione del «vertice gastronomico», in realtà, qualche difficoltà l'ha creata. Trovare un accordo su modalità e location dell'incontro non è stato semplicissimo, poi Salvo Pogliese e lo stesso Nello Musumeci, europarlamentare catanese e dominus organizzativo della seconda tappa del tour siciliano del presidente di Forza Italia, sono intervenuti a chiudere il cerchio della trattativa. Inizialmente era stato ipotizzato un saluto del leader leghista al comizio di Berlusconi al Centro congressi Le Ciminiere. Poi è stata presa in analisi la possibilità di una passeggiata in centro per una foto comune. Infine si è optato per una soluzione simbolicamente più forte, in grado di fornire all'esterno un messaggio di unità a più alto impatto. «Obiettivamente Salvini qui si ritrova ad aggredire un mondo che non conosce, Berlusconi è il beniamino di mezza isola, la cena era la soluzione migliore», spiegano.
In verità il vero incontro politico dovrebbe esserci la prossima settimana in un vertice più ragionato, probabilmente a Milano nel fine settimana, anche perché la cena del «Cavaliere» ha assunto contorni fortemente elettorali e si è trasformata in un happening con la partecipazione di tutti i dirigenti locali e dei parlamentari siciliani. Nel summit della prossima settimana, invece, dopo una istruttoria delegata ai capigruppo e ai dirigenti più vicini al Cavaliere insieme ai delegati del Carroccio e di Fratelli d'Italia, si procederà a una prima analisi dell'argomento in questo momento più caldo: la possibile distribuzione dei collegi. Nel merito del governo a Salvini e Meloni non piace l'idea dei tecnici «che come dimostrano Monti e la Fornero hanno sempre fatto bei danni», spiegano dalle parti della Lega. Idea diversa rispetto a Berlusconi che da tempo prefigura un esecutivo composto da 12 ministri provenienti dalla società civile e 8 ministri politici.
A cena il discorso si concentra sulle impressioni della campagna di Sicilia. Giorgia Meloni rileva come nell'immaginario dei siciliani il centrodestra sia un blocco unico e le gradazioni e le differenze tra i singoli elettorati qui si vadano a confondere forse più che in altre regioni. Berlusconi batte sul tasto della speranza e dell'idea di competenza che sarà necessario trasmettere in caso di vittoria fin dai primi giorni. Salvini vede nel risultato di domenica «il capolinea politico di Renzi e Alfano». Di certo la sensazione di essere di fronte a un passaggio fondamentale in vista delle Politiche è forte.
I sondaggi che i leader hanno in mano sulla Sicilia danno un vantaggio per il centrodestra oscillante tra i 2 e i 10 punti a seconda del sondaggio. Musumeci, insomma, parte favorito ma il discorso non è chiuso. E l'affondo dei tre leader può davvero rappresentare la spinta decisiva per l'ultimo, fatidico miglio verso la conquista di Palazzo d'Orléans.
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