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Ecco perché questa volta il M5s rischia davvero di implodere

Lo strappo di Paragone è l'ultimo di una lunga serie in casa Movimento 5 Stelle. E ora il partito rischia di dissolversi

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In origine fu Giovanni Favia. La lista dei grillini cacciati in malo modo dal Movimento 5 Stelle dal 2012 al 2020 è lunga, anzi lunghissima. E ora arriva fino a Gianluigi Paragone. Lo strappo del senatore è l'ultimo di una serie infinita per il M5s, ma questa volta il suo addio potrebbe innescare un effetto domino devastante sulla vita del partito politico creato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

Il collegio dei probiviri pentastellati, nella serata di mercoledì primo gennaio, giusto per iniziare l'anno nuovo con il botto, ha emesso la sentenza: Paragone è stato espulso dal Movimento perché "ha votato contro la legge di bilancio". A stretto giro è arrivato il piccato commento del diretto interessato, che ha causticamente commentato: "Sono stato espulso dal nulla. C'era una volta il 33%, ora…". A seguire è arrivata l'uscita inaspettata (?) di Alessandro Di Battista, che si Facebook si è lasciato andare a un'uscita che ha sorpreso molti, ma non tutti. "Gianluigi è infinitamente più grillino di molti che si professano tale [...]Non c'è mai stata una volta che non fossi d'accordo con lui".

Ecco servito dunque un nuovo, ennesimo, terremoto in casa M5s. Ma questa volta la scossa rischia di essere letale per un partito in crisi d'identità e nei consensi. I sondaggi, come noto, danno i grillini annaspanti attorno a uno striminzito15%.

Tutti gli addii del M5s

Andando a ritroso, agli sgoccioli del 2019 l'addio "rumoroso" del ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti. Sempre a dicembre erano stati tre i senatori 5 stelle ad abbandonare il gruppo pentastellato a Palazzo Madama per passare alla Lega, ex alleato di governo. Si tratta di Ugo Grassi, Francesco Urraro e Stefano Lucidi. Prima di loro, a novembre, era stato il turno della collega senatrice Elena Fattori, che però andò a rimpolpare le fila del gruppo misto. Gelsomina Vono salutò il Movimento 5 Stelle a settembre, correndo tra le braccia di Matteo Renzi e della neonata Italia Viva.

Il primo luglio due deputate – Veronica Giannone e Gloria Vizzini – vennero cacciate rispettivamente per "iniziative gravemente lesive all'immagine del MoVimento" e per "mancata restituzione forfettaria dei rimborsi". A inizio estate, era giugno, l'espulsione di un altro esponente in Senato: Paola Nugnes è stata messa alla porta per aver votato la bellezza di 131 volte contro la linea del partito. In primavera fece parlare invece l'espulsione della deputata no-Vax Sara Cunial.

A fine 2018, invece, l'addio di un big quale il capitano Gregorio De Falco, espulso (in 31 dicembre 2018) insieme a Saverio De Bonis. Prima di loro, a inizio dicembre, il deputato Matteo Dall'Osso abbandonò in aperta polemica la compagine grillina per passare a Forza Italia di Silvio Berlusconi. A luglio 2018 arrivarono le dimissioni del deputato Andrea Mura, mentre a marzo toccò a Salvatore Caiata (indagato e poi archiviato per riciclaggio) ad andarsene sbattendo la porta, per passare a Fratelli d'Italia.

Frattura insanabile?

L'espulsione dell'ex direttore de La Padania Gianlugi Paragone è forse la goccia che può far traboccare un vaso, peraltro già tracimante. Oltre a Dibba, infatti, anche l'ex ministra Barbara Lezzi ha espresso solidarietà all'ex compagno di partito"Non è una buona idea espellere gli anticorpi, caro Movimento 5 Stelle..." – mentre Carlo Sibilia e Nicola Morra, due figure importanti per i 5 stelle, hanno affondato il colpo contro il senatore "dissidente".

In casa Movimento 5 Stelle, ormai, è guerra.

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