Mariglianella (Napoli) Il giovane vicepremier Luigi Di Maio ha ricordi vaghi. Tanti non so. Mi sfugge. Ero giovane, non mi occupavo delle attività di famiglia. Eppure, è già trascorsa una settimana dal giorno in cui il Giornale ha sollevato sospetti su alcuni manufatti costruiti sui terreni del padre, Antonio Di Maio. Ad oggi non sono arrivate né smentite né l'esibizione di documenti che potrebbero chiarire il giallo. E, dunque, il mistero si infittisce.
Il capo politico dei Cinque stelle, incalzato dalle domande dell'inviato de Le Iene Filippo Roma, non solo sul caso dei lavoratori in nero ma anche sul giallo degli immobili nei due terreni di proprietà della famiglia nel Comune di Mariglianella, ha accennato a una difesa: «L'unica cosa che ricordo che gli immobili esistevano al momento dell'acquisto dei terreni (nel 2000)», avrebbe dichiarato Di Maio aggiungendo di ricordare che quegli immobili sarebbero stati «classificati come pertinenze».
Al netto delle memorie comprensibilmente confuse, visti gli anni passati, del leader grillino, i conti non tornano. Nel 2000 il padre Antonio rileva i due terreni. Nell'atto, visionato dal Giornale negli uffici della Conservatoria di Santa Maria Capua Vetere, risulta l'acquisto dei due appezzamenti di terreni. Senza alcun riferimento agli immobili o le pertinenze cui farebbe riferimento il ministro del Lavoro. Ci sarebbe una perfetta corrispondenza tra gli atti in possesso della Conservatoria e le visure storiche acquisite dagli uffici dell'Agenzia del Territorio (ex catasto). Forse le pertinenze di cui parla di Di Maio non andavano censite nel database all'ex ex catasto? L'agenzia del territorio esclude dal censimento solo alcune categorie (es. cuccia dei cani). Ma in ogni caso, quei manufatti, hanno subito lavori di consolidamento edilizio negli anni. È il primo punto debole della difesa del vicepremier: gli interventi edilizi andavano autorizzati dal Comune di Mariglianella. Sarebbe bastato, fino ad oggi, che Di Maio (o il padre) avesse esibito una copia della licenza edilizia. Però ha preferito la linea difensiva del «non ricordo». Dando per buona la tesi del capo grillino, gli interventi di consolidamento edilizio avrebbero obbligato la famiglia di Di Maio al censimento degli immobili al catasto.
Terzo elemento che fa a pugni con la versione di Di Maio: nel 2010 Equitalia ha iscritto un'ipoteca per 176 mila euro sui due terreni. Strano che l'ipoteca non sia scattata anche sui manufatti che il leader sostiene siano sempre esistiti.PaNa
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