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Effetto Stati generali: slitta il decreto cantieri

Il premier si dimentica le semplificazioni. In settimana novità sulla nuova Alitalia

Effetto Stati generali: slitta il decreto cantieri

Distratti dalla lotta politica, talmente occupati a organizzare gli Stati generali da dimenticare il decreto Semplificazioni. Quello che dovrebbe servire a sbloccare i cantieri e fare ripartire i lavori fermi a causa del lockdown, ma anche della burocrazia pre pandemia. Con buona pace dei tanti appelli a fare le riforme proprio per creare un ambiente a favore delle imprese (uno per tutti, quello di Christine Lagarde presidente della Bce).

La vicenda assomiglia molto a quella del decreto «aprile», arrivato molto dopo la scadenza naturale. Annunciato a ridosso dell'approvazione del decreto Rilancio, il 14 maggio, come uno stralcio di alcune norme, il «nuovo sblocca cantieri» è scomparso dai radar. I due articoli del decreto rilancio, attesissimi dal settore dei lavori pubblici e dai costruttori necessitavano di una messa a punto che sarebbe dovuta sfociare in un provvedimento separato e arricchito da altre misure. Da approvare - questa la promessa del governo - nel giro di due settimane. La prima scadenza ad essere stata bucata, quindi, è quella di inizio giugno.

Dopo solo notizie e indiscrezioni su una nuova scadenza: metà giugno.

Peccato che lo slot per approvare il decreto sia impegnato dagli Stati Generali, che dureranno ancora una settimana. Ora si ipotizza un consiglio dei ministri a fine mese per vedere un testo o almeno una «copertina» di decreto. Senza contare che il provvedimento necessiterà a sua volta di molti decreti attuativi, spiega Gabriele Buia, presidente dell'Ance, l'associazione dei costruttori che ha denunciato il ritardo.

Giorni preziosi per un settore già in difficoltà, «l'unico che dal 2000 non è cresciuto». Se il decreto non rappresenterà «una svolta, lo stato rischia di non trovare una impresa in grado di costruire infrastrutture», è l'avvertimento di Buia. Messaggio che sarà recapitato al premier. «Se non metteranno veramente mano alla burocrazia, non staremo alla finestra»

Oltre alla necessità di sbloccare cantieri (non solo stradali, ci sono anche le scuole), in ballo c'è un settore che da solo vale il 22% del Pil, aggiunge Buia. E non è l'unico settore toccato dal provvedimento rinviato causa Stati Generali. Oltre ai pagamenti, è urgente sbloccare i contratti di programma Anas e di Rfi, la rete ferroviaria, gare che per il solo 2020 valgono rispettivamente 6 e 14,5 miliardi di euro.

Appese, così come sono sospese le modifiche al Codice degli appalti, una storia che va avanti dal 2016, la cui soluzione si è arenata proprio sui ritardi del decreto semplificazioni. Il dossier non è in mano al ministero delle Infrastrutture guidato da Paola de Micheli, ma a Palazzo Chigi, impegnato con gli Stati generali.

Nel vuoto del governo si è inserita Forza Italia con una sua proposta. «Subordinare l'avvio delle attività solo a verifiche ex post (con l'abolizione dei controlli ex ante), stop con la richiesta indiscriminata di documenti», poi «una riforma organica del Codice degli appalti e del ruolo dell'Anac», ha spiegato la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini.

Intanto il governo sembra volere progredire su Alitalia. «In settimana daremo le prime indicazioni per l'avvio della costituzione della Newco», ha spiegato De Micheli. Le risorse dovrebbero essere confermate in tre miliardi.

Per quanto riguarda Ilva, il governo ha individuato Invitalia come soggetto per il coinvestimento.

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