I risultati delle Regionali sono chiari: in tre Regioni stravince il centrodestra, nelle altre tre si afferma il centrosinistra. Ma i numeri non spiegano con esattezza quanto è accaduto in questa due giorni di voto di fine estate. Di pareggio, quasi come se fosse una partita di calcio, non si può parlare perché un risultato per certi versi clamoroso si è comunque registrato. Dopo decenni, infatti, la sinistra perde la storica roccaforte rossa delle Marche.
Vi è, però di più. I numeri al Senato del governo Conte, già decisamente ridotti, si assottigliano ancor di più. Oltre alle Regionali e al referendum si è votato per le suppletive per il collegio uninominale Veneto 9 del Senato, in provincia di Verona, e in quello Sardegna 03.
Nel primo caso Luca De Carlo, sindaco di Calalzo di Cadore e già deputato di Fdi, ha vinto con il 69,62% dei voti superando Matteo Melotti, consigliere comunale a Villafranca per il Pd, che si è fermato al 20,66%, ed Emanuele Sterzi del M5s che ha raggiunto il 9,72%. Nel secondo vince ancora il centrodestra con il candidato Carlo Doria che ha raggiunto il 40,2%. Lorenzo Costantino Corda (lista Nord Sardegna con Lorenzo Corda che includeva Pd e M5s). E qui bisogna fare attenzione. Se il seggio in terra veneta era già del centrodestra, quello sardo no. Doria entra in Parlamento al posto della scomparsa Vittoria Bogo Deledda, senatrice del M5s morta nel marzo scorso.
Al di là del dolore per la scomparsa dell'esponente pentastellata vi è un dato strettamente politico. Con al conquista del seggio sardo vi è un altro voto in meno al Senato per Conte. Anche per questo i leader dell’opposizione rivendicano la vittoria e sottolineano, allo stesso tempo, che l’esecutivo esce indebolito dalla tornata elettorale.
"Oggi tra vincere e perdere, la sinistra ha perso una Regione, il centrodestra ne ha guadagnata una. Forse le cose potevano andare meglio. Sarebbe stato meglio vincere, ma a conti fatti la sinistra ha perso una Regione e il centrodestra ne ha guadagnato una", ha affermato Antonio Tajani, numero due di Fi, ospite del Tg4. Lo stesso esponente azzurro ha spiegato che "la Puglia e la Campania hanno visto due candidati che non hanno vinto con le liste di partito, ma con decine di liste civiche, che servivano a raccogliere capibastone e capipopolo nel Sud e si sa che quell'elettorato va seguito in quella maniera". In un tweet Tajani ha anche ricordato che "il centrodestra nel 2017 governava 3 regioni. Nel 2020 ne governa 15. Ora ci aspettiamo che il governo inizi a collaborare con le opposizioni. Soprattutto per la gestione delle risorse europee".
Posizioni sostanzialmente simili le ha Matteo Salvini."Io continuo a lavorare. Se il governo continua a tirare a campare non è colpa di Salvini". Così il segretario leghista intervenendo a 'Quarta Repubblica” ha risposto a chi gli chiedeva se il governo esce rafforzato dalle Regionali. "Siamo il primo partito del Paese- ha affermato ancora- aspetto di essere chiamato da Conte". Il leader leghista ha aggiunto che "se il governo continua a tirare a campare non è un problema per Salvini, ma per gli italiani".
L’ex ministro dell’Interno giunto in via Bellerio a Milano per commentare i risultati delle elezioni ha spiegato che "il centrodestra è maggioranza nel Paese. Secondo alcuni sondaggi, se si fosse votato oggi per le elezioni politiche al centrodestra sarebbe andato più del 50% dei voti. Non bisogna però sedersi su questo risultato". Salvini ha sottolineato che "la Lega, il centrodestra e il Partito sardo di azione hanno strappato quel collegio all'alleanza Pd-M5S, quindi per i numeri del Senato è sicuramente significativo. C'erano due collegi senatoriali al rinnovo, li abbiamo vinti entrambi". "Dopo il risultato di queste elezioni regionali- ha concluso Salvini- sicuramente cambieranno gli equilibri nella Conferenza Stato-Regioni. Per garbo istituzionale abbiamo aspettato fino ad adesso, ma mi sembra evidente che dovrà essere qualcun altro ad andare a parlare con Conte o con Gualtieri, visto che la presidenza è in mano al Pd con 15 regioni al centrodestra".
Decisamente più dura Giorgia Meloni. "In una nazione normale domani si tornerebbe al voto", ha affermato il presidente di Fratelli d'Italia ad Ancona, durante una conferenza stampa accanto a Francesco Acquaroli, presidente in pectore della Regione Marche. "Oggi il Parlamento non rispecchia, sia sul piano quantitativo che qualitativo, l'attuale situazione", ha sottolineato la Meloni che sulle riforme ha aggiunto: "Continueremo la nostra battaglia per il presidenzialismo".
"Sicuramente mi pare che il governo nazionale non esca rafforzato, il Centrodestra sì", ha aggiuntio ancorala leader di Fdi. Per la Meloni i risultati odierni, e la nuova batosta per il M5s, dimostrano che in Italia "si viaggia verso un sano bipolarismo tra due visioni del mondo distinte e contrapposte".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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